Russia gioca con la statistica del pollo, ma i fatti parlano chiaro
01-07-2024 11:47 - Opinioni
Vladimir Putin
GD – Roma, 1 lug. 24 - Quando si parla di statistica, una definizione molto nota a proposito della “media” è quella che dice che se qualcuno mangia un pollo e qualcun altro no, in media hanno mangiato mezzo pollo ciascuno. È argomento di discussione in questi giorni per i “filo putiniani”, il valore del “PPP Purchasing Power Parity”, cioè la parità del potere di acquisto. Il grande orgoglio dei filo putiniani è che la Russia, secondo questo indice, sarebbe la quarta nazione al mondo per parità di potere di acquisto per i suoi cittadini, superando abbondantemente il Lussemburgo, la Norvegia, la Finlandia, la Svizzera…!! Insomma, la Russia è un vero Eden in terra, finalmente conclamato dopo quasi 100 anni, laddove nasce il sol dell’avvenir.
In realtà se si considera invece l’indice “World’s Richest Countries 2024”, che mette in rapporto al PIL il PPP (GDP-PPP per capita in $) la Russia è … al 60° posto di questa classifica. Mentre al primo posto c’è il Lussemburgo e l’Italia si pone al 33° posto.
Come succede sempre, ognuno legge i numeri e confeziona la “media” come meglio si aggrada alla sua narrazione. Su questo tipo di disinformazione giocano le agenzie governative come la Rosstat – Servizio Statistico Federale russo. Nel 2017 l’agenzia Rosstat è stata incorporata nel Ministero dello Sviluppo Economico. Di fatto è sotto il controllo del governo. Se i putiniani d’Italia provassero a fare letture più approfondite, scoprirebbero che in Russia circa il 25%, cioè un cittadino su quattro, vive in povertà.
Probabilmente è questa la ragione per cui Putin e le oligarchie russe devono attirare l’attenzione dei cittadini su altri ben più gravi problemi, come la “denazificazione dell’Ucraina” per cui si rende necessario avviare una operazione speciale. Oppure, prepararsi a difendersi dalla vicinanza della NATO, come se la NATO potesse contagiare i russi con una nuova variante letale del Covid.
La realtà molto più semplicemente è che le oligarchie si sono ‘mangiate’ il Paese e non intendono ripartire il pasto con tutti i cittadini russi. Per evitare che questi si possano ribellare, allora bisogna deviare la loro attenzione su altri argomenti fantasiosi e galvanizzanti, finora efficaci.
Questo succede perché i russi, anche quelli che vivono nelle aree remote, cominciano a rendersi conto che forse qualcosa in Russia non funziona esattamente come vuol far credere il regime. Chi ha modo di viaggiare nei Paesi Baltici e in Polonia può notare i progressi straordinari che questi Paesi hanno potuto compiere dalla loro adesione all’Unione Europea nel 2004, cioè in soli 20 anni.
Certamente la situazione si sta complicando in Russia. È di questi giorni la notizia che nella piccola Repubblica del Dagestan, sono stati uccisi 16 membri delle forze di polizia e 37 sono stati feriti durante una massiccia operazione di contrasto all’azione di alcuni terroristi islamici che hanno preso di mira una chiesa ortodossa e una sinagoga. Cinque terroristi sono stati uccisi dalle forze di polizia, ma alcuni sono riusciti a fuggire dopo l’attentato.
Due figli di Magomed Omarov, capo del distretto di Sergokalinsky, hanno partecipato all’attacco terroristico e sono stati uccisi. Magomed Omarov è un membro del partito di Putin “Russia Unita” ed è stato arrestato dopo che si è scoperto che i suoi figli hanno partecipato all’attacco.
Un’altro terrorista ucciso, Ali Zakarigaev, è stato presidente del Consiglio del partito filo-Putin “Una Russia giusta”, nel distretto di Sergokalinsky, fino al 2021.
I militari russi “sacrificati” sul fronte ucraino provengono, nella stragrande maggioranza, proprio da quelle repubbliche periferiche dove è stato facile attirare con uno stipendio allettante persone disperate, ma che in troppi casi è servito solo a pagare loro un biglietto verso l’aldilà.
La situazione in Russia è in fermento, non solo al fronte ucraino, ma anche all’interno. È questo un segnale per Putin? Vedremo come andrà a finire perché le tensioni aumentano anche adesso che la Russia è al 4° posto al mondo per PPP.
Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale
Fonte: Ciro Maddaloni
In realtà se si considera invece l’indice “World’s Richest Countries 2024”, che mette in rapporto al PIL il PPP (GDP-PPP per capita in $) la Russia è … al 60° posto di questa classifica. Mentre al primo posto c’è il Lussemburgo e l’Italia si pone al 33° posto.
Come succede sempre, ognuno legge i numeri e confeziona la “media” come meglio si aggrada alla sua narrazione. Su questo tipo di disinformazione giocano le agenzie governative come la Rosstat – Servizio Statistico Federale russo. Nel 2017 l’agenzia Rosstat è stata incorporata nel Ministero dello Sviluppo Economico. Di fatto è sotto il controllo del governo. Se i putiniani d’Italia provassero a fare letture più approfondite, scoprirebbero che in Russia circa il 25%, cioè un cittadino su quattro, vive in povertà.
Probabilmente è questa la ragione per cui Putin e le oligarchie russe devono attirare l’attenzione dei cittadini su altri ben più gravi problemi, come la “denazificazione dell’Ucraina” per cui si rende necessario avviare una operazione speciale. Oppure, prepararsi a difendersi dalla vicinanza della NATO, come se la NATO potesse contagiare i russi con una nuova variante letale del Covid.
La realtà molto più semplicemente è che le oligarchie si sono ‘mangiate’ il Paese e non intendono ripartire il pasto con tutti i cittadini russi. Per evitare che questi si possano ribellare, allora bisogna deviare la loro attenzione su altri argomenti fantasiosi e galvanizzanti, finora efficaci.
Questo succede perché i russi, anche quelli che vivono nelle aree remote, cominciano a rendersi conto che forse qualcosa in Russia non funziona esattamente come vuol far credere il regime. Chi ha modo di viaggiare nei Paesi Baltici e in Polonia può notare i progressi straordinari che questi Paesi hanno potuto compiere dalla loro adesione all’Unione Europea nel 2004, cioè in soli 20 anni.
Certamente la situazione si sta complicando in Russia. È di questi giorni la notizia che nella piccola Repubblica del Dagestan, sono stati uccisi 16 membri delle forze di polizia e 37 sono stati feriti durante una massiccia operazione di contrasto all’azione di alcuni terroristi islamici che hanno preso di mira una chiesa ortodossa e una sinagoga. Cinque terroristi sono stati uccisi dalle forze di polizia, ma alcuni sono riusciti a fuggire dopo l’attentato.
Due figli di Magomed Omarov, capo del distretto di Sergokalinsky, hanno partecipato all’attacco terroristico e sono stati uccisi. Magomed Omarov è un membro del partito di Putin “Russia Unita” ed è stato arrestato dopo che si è scoperto che i suoi figli hanno partecipato all’attacco.
Un’altro terrorista ucciso, Ali Zakarigaev, è stato presidente del Consiglio del partito filo-Putin “Una Russia giusta”, nel distretto di Sergokalinsky, fino al 2021.
I militari russi “sacrificati” sul fronte ucraino provengono, nella stragrande maggioranza, proprio da quelle repubbliche periferiche dove è stato facile attirare con uno stipendio allettante persone disperate, ma che in troppi casi è servito solo a pagare loro un biglietto verso l’aldilà.
La situazione in Russia è in fermento, non solo al fronte ucraino, ma anche all’interno. È questo un segnale per Putin? Vedremo come andrà a finire perché le tensioni aumentano anche adesso che la Russia è al 4° posto al mondo per PPP.
Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale
Fonte: Ciro Maddaloni