26 Marzo 2025
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Paura terza guerra mondiale e escalation nucleare, ma è fondata?

07-03-2025 12:30 - Opinioni
GD – Roma, 7 mar. 25 - Continuano gli appelli ad evitare la terza guerra mondiale, a fare in modo che non si arrivi ad una escalation nucleare, e per questo, in molti sono disposti a “sottostare” alle richieste del dittatore russo.
Ma esiste veramente un “pericolo” di escalation nucleare?
A detta degli esperti non esiste questo pericolo perché, malgrado i Paesi europei, il Canada e gli Stati Uniti abbiano offerto all'Ucraina il massimo del supporto possibile, ignorando gli ultimatum e le minacce di ritorsione di Putin, la Russia si è guardata bene dal reagire e da effettuare attacchi militari contro i Paesi della NATO.
La Russia, al di là delle minacce di ritorsione quotidiane, si è comportata con grande cautela nei confronti degli Stati Uniti e di altri Paesi della NATO, perché i militari russi che molto probabilmente hanno mentito al dittatore Putin sulle effettive capacità di vincere rapidamente la guerra in Ucraina, non mentono a loro stessi. Perché, sanno benissimo che non avrebbero alcuna possibilità di resistere, né tanto meno prevalere sulle forze militari dei Paesi aderenti alla NATO, l'alleanza militare intergovernativa composta da 32 Stati membri (i 27 Paesi dell'Unione Europea, il Canada, la Gran Bretagna, la Norvegia, la Turchia e gli Stati Uniti).
Finora il “conflitto” tra Paesi NATO da una parte, e Russia dall'altra, si è manifestato con le sanzioni economiche da parte dei Paesi occidentali e le ritorsioni politiche da entrambe le parti.
La Russia ha perseguito azioni per danneggiare i Paesi europei, come ad esempio i cyberattacchi, il disturbo del sistema di navigazione degli aerei nell'area del Mar baltico e il tranciamento di alcuni cavi di telecomunicazioni sempre nel Mar baltico ad opera dei russi. Ma non si è mai ventilata, neanche lontanamente, una ipotesi di conflitto diretto, nonostante le fornitura di armi all'Ucraina che hanno inflitto ingenti perdite alla Russia.
Anche gli Stati Uniti hanno escluso un intervento diretto, anche quando Joe Biden, durante la sua presidenza, ha ampliato la categoria di armi fornite dagli Stati Uniti all'Ucraina e ha allentato le restrizioni sul loro utilizzo. Anche il presidente Donald Trump non ha mostrato alcun interesse per un conflitto diretto.
Da sempre gli Stati che possiedono le armi nucleari competono anche in modo “muscoloso” tra di loro, ma questa competizione non è mai degenerata in un conflitto su larga scala.
Lo studioso di sicurezza Glenn Snyder ipotizzò nel 1965 che la deterrenza delle forme più distruttive di conflitto nucleare avrebbe creato instabilità a livelli inferiori di confronto, tra cui la guerra convenzionale e l'uso limitato del nucleare. In realtà, fino ad oggi, l'effetto deterrente delle armi nucleari tra gli Stati che posseggono questo tipo di armamenti si è rivelato ancora più esteso di quanto Snyder avesse ipotizzato a suo tempo.
La vulnerabilità reciproca induce una maggiore cautela, rendendo meno probabile qualsiasi tipo di guerra diretta tra potenze nucleari e ovviamente, di utilizzo delle armi nucleari.
La realtà odierna, dell'invasione su larga scala dell'Ucraina, conferma ancora una volta che né l'arsenale nucleare russo, il più grande al mondo, né le ripetute allusioni del presidente Vladimir Putin a una potenziale escalation nucleare hanno dissuaso l'Ucraina dal colpire le basi militari e le città russe, compresa Mosca. La scorsa estate, le truppe ucraine hanno persino conquistato circa 500 miglia quadrate di territorio nella regione russa di Kursk, una parte delle quali continuano a detenere, perché tutti sanno che nessuno in Russia è tanto folle da ricorrere all'uso di armi nucleari che provocherebbero una reazione dei Paesi NATO. Persino la Cina ha redarguito i russi di non utilizzare le armi nucleari.
Un altro esempio è quello di Israele. La capacità nucleare di Israele non è stata sufficiente per dissuadere l'Iran dal lanciare attacchi missilistici nell'aprile e nell'ottobre 2024. E Israele si è ben guardata di rispondere agli attacchi dell'Iran con le armi nucleari, limitandosi ad effettuare bombardamenti convenzionali mirati, contro le installazioni militari iraniane.
All'inizio dello scorso anno, l'Iran ha colpito anche i membri di un gruppo militante sunnita che opera in Pakistan, che è un altro Paese che possiede armi nucleari.
In ognuno di questi casi, l'arma “definitiva”, ritenuta il deterrente difensivo per eccellenze, non è servita a evitare ai Paesi che la detengono di essere attaccati, né questi Paesi hanno potuto reagire utilizzandola.
Cosa ci insegna l'esperienza maturata finora? Che comunque, al netto dei pazzi che nel mondo non mancano mai, purtroppo, c'è sempre un minimo di buonsenso che impedisce di arrivare alla distruzione totale del genere umano.
I militari russi sanno bene che non hanno alcuna possibilità di contrastare le forze militari della NATO e sanno anche che utilizzando le armi nucleari potrebbero infliggere dei danni ai Paesi della NATO, ma sono ben coscienti che la Russia verrebbe rasa al suolo. Tutta.

Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale

Fonte: Ciro Maddaloni
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