In altre parole, una svalutazione renderebbe più cara la stessa quantità di importazioni e non renderebbe necessariamente più competitiva la quantità di esportazioni. Quindi, il saldo della bilancia dei pagamenti peggiorerebbe invece che migliorare.
Recenti studi dimostrano che le condizioni per un eventuale successo della svalutazione non sussistono per il commercio fra USA e grandi partner commerciali del G7 (Dong, Fang. 2017).
Testing the Marshall-Lerner condition between the U.S. and other G7 member countries. The North American Journal of Economics and Finance. 40. 30-40: higher real exchange rate depreciation may not necessarily improve the U.S. bilateral trade balance with all of the other G7 member countries).Fatto 6 - Un articolo pubblicato qualche tempo fa dal direttore degli studi economici della Banque de France, M. Bussiere (
Trade and currency weapons, Matthieu Bussière Pauline Wibaux Agnès Bénassy-Quéré / 16 Aug 2018), mostra che l'effetto riduttivo sulle importazioni, cioè di miglioramento della bilancia commerciale, è tre volte più forte se ottenuto con dazi all'importazione che non se ottenuto con la svalutazione della moneta nazionale.
Precisamente, con 1% di svalutazione i dati storici dimostrerebbero che il miglioramento delle importazioni sarebbe di una riduzione dello 0,5%, mentre con dazi dell'1% il miglioramento in termini di riduzione delle importazioni sarebbe dell'1,4%.
Fatto 7 - L'economia americana è in una situazione florida, con la disoccupazione ai minimi storici; quindi, non si capirebbe dove prendere le risorse umane per aumentare le produzioni nazionali nel breve periodo almeno per sostituire le importazioni.
In questo quadro io avanzo l'ipotesi che il vero obiettivo dell'amministrazione Trump, visto che il suo consigliere economico Sthepen Miran è pur sempre un laureato di Harvard e non uno scalzacani, è quello di risolvere il problema strutturale dello squilibrio commerciale e proteggere il ruolo del dollaro forte. Quindi, la strategia è di evitare politiche che possano portare alla svalutazione del dollaro nel mondo, perché questo avrebbe un prezzo di reputazione, diciamo, oltre che di significato economico.
L'ipotesi che io avanzo è che con la politica così aggressiva mediatica di aumento dei dazi, (il “dito” di Trump) la strategia di politica economica sia di dare un segnale che il dollaro deve rimanere una moneta forte (potrei azzardare pur sempre protetto della capacità militare più forte del mondo – la “luna” di Trump) e nel contempo di riequilibrare parzialmente lo squilibrio commerciale.
In questo scenario, riducendo lo squilibrio commerciale e mantenendo l'afflusso di capitali internazionali si otterrebbe un rafforzamento cioè una rivalutazione del dollaro, eliminando la minaccia di sostituzione del dollaro con altre monete per gli scambi internazionali. Cioè fare l'America grande ancora.
Allora un governante illuminato e saggio europeo dovrebbe essere un novello e saggio San Girolamo -- che il Caravaggio immortala come saggio capace dialogo simbolico tra contenuti di natura opposta: vita e morte, passato e presente. Il governate europeo, invece che minacciare ritorsioni commerciali da lontano, dovrebbe con coraggio avvicinarsi al “leone ruggente” e, senza paura, togliergli la spina dalla zampa.
Prof. Carlo Andrea Bollino
Università G. Marconi di Roma
Università di Perugia
Professore di Economia dell'Energia, LUISS, Roma
Ricercatore in visita, KAPSARC, Riyadh