Per questa ragione, la conferenza e il Rapporto che è stato elaborato per l’occasione si sono avvalsi della collaborazione della Marina Militare. Al centro del dibattito, il futuro della difesa europea che ha bisogno oggi di passi avanti concreti in diversi campi, fra cui certamente si annovera il dominio navale. Del resto, capisaldi dell’economia mondiale, quali porti, piattaforme petrolifere, gasdotti, oleodotti e cavi sottomarini sono soggetti a crescenti minacce determinate dalla competizione internazionale e rese più frequenti anche a causa del cambiamento climatico.
Come ha dimostrato il conflitto russo-ucraino, non si può sottovalutare, inoltre, il ruolo che le tecnologie cosiddette “disruptive” stanno già avendo sul campo per tutte le forze armate.
In tale contesto, è evidente come la difesa europea nel dominio marittimo richieda la cooperazione di più attori, dalle marine nazionali alle guardie costiere, dall’industria alle aziende energetiche. Del resto, la base industriale della difesa rimane un fattore chiave nella competizione internazionale: basti pensare a quanto le capacità di produzione di munizionamento e di polvere da sparo siano determinanti nel conflitto russo-ucraino. In Europa sarà necessario spendere di più e meglio, individuando con urgenza priorità e approcci condivisi. Intanto, il drastico cambio di priorità nella difesa, determinato dai conflitti in atto, ha già innescato mutamenti epocali. Anche senza gli Stati Uniti, che rappresentano ancora il principale attore dell’investimento in questo campo con circa 875 miliardi di dollari (810 miliardi di euro) spesi lo scorso anno, nel 2023 gli alleati europei della NATO hanno investito in difesa circa 390 miliardi di euro, in crescita del 19% rispetto all’anno precedente.
I giornalisti e gli operatori interessati a seguire l’evento in presenza sono pregati di accreditarsi al link: https://www.aspeninstitute.it/accredito-evento/ entro e non oltre le ore 17.00 del 18 ottobre.