NATO: conferenza “Balkan and Black Sea Perspectives Supporting the transition”
13-12-2022 18:34 - Opinioni
GD – Roma, 13 dic. 22 – La NATO Foundation, in collaborazione con la NATO Public Diplomacy Division, il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e il NATO Defense College, ha organizzato la . conferenza “Balkan and Black Sea Perspectives Supporting the transition”, svoltasi all’Hotel Quirinale.
L’iniziativa ha rappresentato l’ottavo appuntamento della serie di eventi annuali che dal 2014 la Fondazione dedica all’area dei Balcani e del Mar Nero. Grazie all’intervento di 14 specialisti regionali e alla partecipazione attiva di un pubblico di più di 250 persone (in presenza e collegate virtualmente), la conferenza è stata l’occasione per discutere a fondo le principali sfide e opportunità di una regione di grande rilevanza strategica per l’intera comunità euro-atlantica.
Questa una selezione di citazioni dei nostri elatori.
- Amb. Alessandro Minuto-Rizzo, presidente del NATO Defense College Foundation, Roma – «La regione è sempre stata cruciale per la sicurezza europea, al crocevia di molti interessi e ambizioni: che si tratti di nazionalismo regionale o di vari fattori esterni, tra cui la Russia. [...] I Balcani e la regione del Mar Nero dovrebbero entrare a far parte della comunità Euro-Atlantica».
- Amb. Pasquale Terracciano, direttore generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Roma - «Sono convinto che la conferenza di oggi abbia un tempismo perfetto. Com’è noto, le regioni dei Balcani e del Mar Nero stanno affrontando una grande instabilità, con importanti conseguenze per la NATO e l’UE. Al contesto attuale si aggiungono inoltre dinamiche economiche e sociali radicate, che rendono la regione difficilmente prevedibile».
- Ivan Vejvoda, Permanent Fellow e Direttore di “Europe’s Futures”, Institute for Human Sciences, Vienna - «I sei Paesi dei Balcani occidentali hanno il dovere di migliorarsi. Diventare più democratici, più aderenti alle regole e con un sistema giudiziario più indipendente. [...] Ci sono decisioni geopolitiche e geostrategiche che richiedono coraggio e audacia. Penso che con la candidatura UE dell’Ucraina e della Moldavia stiamo vedendo dei passi importanti: la dimensione euro-atlantica del nostro continente deve essere rafforzata».
- Solomon Passy, presidente, Atlantic Club of Bulgaria, Sofia - «La nostra forza sta nell’unità e la nostra debolezza nella divisione. Il primo obiettivo del nostro nemico è dividerci. Il nostro primo obiettivo dev’essere trovare l’unità attraverso la NATO e l’UE, con tutte le sue istituzioni come l’Eurozona e l’area Schengen. [...] Tenendo conto della realtà che ci circonda, abbiamo bisogno di soluzioni efficaci e di misure concrete».
- Ahmet Evin, Decano, Facoltà di Arte e Scienze Sociali, e Professore Emerito, Sabancı University, Istanbul - «Il lento percorso dei Balcani occidentali verso l’adesione all’UE è dovuto anche alla quantità di divisioni etniche, politiche e culturali presenti nella regione, così come nella maggior parte dei singoli paesi dell’area più vasta»
- Bruno Lété, Senior Fellow, Sicurezza e Difesa, German Marshall Fund of the United States, Bruxelles - «Gli allargamenti dell’UE e della NATO hanno sempre esclusivamente contribuito alla pace e alla stabilità in Europa e non sono certo responsabili della guerra a cui assistiamo oggi nel continente»
- Harun Karčić, giornalista e analista politico, Al Jazeera Balkans, Sarajevo - «L’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia ha portato la regione del Mar Nero, una volta considerata periferica, al centro dei processi di sicurezza euro-atlantici. Per di più, la guerra ha evidenziato come quest’area non debba essere considerata separatamente, bensì come parte integrante dell’intero sistema di sicurezza europeo».
- Mădălina Mocan, Fellow, Aspen Institute Romania, Bucarest - «Vale la pena ricordare che negli ultimi due anni si è assistito a un aumento della cooperazione nella regione, anche nell’ambito di meccanismi europei e internazionali per il monitoraggio dei progressi di ciascun paese nella lotta ai traffici e alla criminalità organizzata».
- Amb. Sem Fabrizi, già Ambasciatore dell’Unione Europea in Serbia, Roma - «Quando si parla di problemi sostanziali nei Balcani occidentali, anche di quelli meno noti, l’UE gioca un ruolo fondamentale nella regione attraverso due strumenti importanti: l’iniziativa politica e la strutturazione delle politiche. Ci troviamo in un momento positivo in cui entrambi gli elementi hanno acquisito nuovo impulso, e l’allargamento, nonostante i suoi momenti di stallo, è tornato in cima alle agende».
- Ana Ðurnić, Ricercatrice nell’ambito delle Politiche Pubbliche, Institut Alternativa, Podgorica - «Se parliamo di anticorruzione, il Montenegro ha un’agenzia dedicata che è nata in quanto requisito dei negoziati per l’adesione all’UE, ma che attualmente non porta risultati concreti, non previene e non educa. [...] Ciononostante, abbiamo comunque ottenuto vittorie importanti nella lotta alla criminalità organizzata: tra le altre cose, collaboriamo attivamente con INTERPOL e Europol».
- Yannis Alexis Zepos già ambasciatore e Segretario Generale, Ministero degli Affari Esteri, Atene - «Il titolo stesso del nostro panel, “Democrazie fragili”, è un titolo delicato. Tutti i paesi dell’area hanno un retroterra diverso: la loro evoluzione e trasformazione non è stata lineare, né è passata attraverso processi e modelli uguali tra loro. E ciò non va dimenticato».
- Slavica Grkovska, Vice Primo Ministro per le Politiche di Buon Governo, Skopje - «Una delle mie più grandi delusioni è che la regione non abbia imparato la lezione dalla guerra nell’ex Jugoslavia: giocare la carta del nazionalismo non è mai una soluzione. Anzi, dopo averlo fatto, è molto difficile tornare indietro. La guerra in Ucraina è tragica, ma ora che l’adesione della nostra regione all’UE è considerata una priorità, può anche rappresentare un punto di svolta».
- Alba Çela, Direttrice, Albanian Institute for International Studies, Tirana - «Nessuna delle sfide che ci troviamo ad affrontare può essere risolta individualmente. Abbiamo bisogno di una maggiore cooperazione regionale, e una cooperazione che sia inclusiva. Diversi esempi nel passato ci dimostrano che, lavorando insieme come regione, e insieme all’UE, possiamo ottenere dei risultati buoni e duraturi».
- Francesco Martino, Analista, Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa, Sofia - «Tutte le società dell’Europa sudorientale stanno attraversando una situazione difficile: la maggior parte dei paesi sta vivendo un forte calo demografico e un aumento dell’invecchiamento della popolazione, due fattori che rendono le società meno flessibili e, in qualche modo, più insicure».
La registrazione completa dell’evento è disponibile sul canale YouTube NATO Foundation.
Fonte: Redazione
L’iniziativa ha rappresentato l’ottavo appuntamento della serie di eventi annuali che dal 2014 la Fondazione dedica all’area dei Balcani e del Mar Nero. Grazie all’intervento di 14 specialisti regionali e alla partecipazione attiva di un pubblico di più di 250 persone (in presenza e collegate virtualmente), la conferenza è stata l’occasione per discutere a fondo le principali sfide e opportunità di una regione di grande rilevanza strategica per l’intera comunità euro-atlantica.
Questa una selezione di citazioni dei nostri elatori.
- Amb. Alessandro Minuto-Rizzo, presidente del NATO Defense College Foundation, Roma – «La regione è sempre stata cruciale per la sicurezza europea, al crocevia di molti interessi e ambizioni: che si tratti di nazionalismo regionale o di vari fattori esterni, tra cui la Russia. [...] I Balcani e la regione del Mar Nero dovrebbero entrare a far parte della comunità Euro-Atlantica».
- Amb. Pasquale Terracciano, direttore generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Roma - «Sono convinto che la conferenza di oggi abbia un tempismo perfetto. Com’è noto, le regioni dei Balcani e del Mar Nero stanno affrontando una grande instabilità, con importanti conseguenze per la NATO e l’UE. Al contesto attuale si aggiungono inoltre dinamiche economiche e sociali radicate, che rendono la regione difficilmente prevedibile».
- Ivan Vejvoda, Permanent Fellow e Direttore di “Europe’s Futures”, Institute for Human Sciences, Vienna - «I sei Paesi dei Balcani occidentali hanno il dovere di migliorarsi. Diventare più democratici, più aderenti alle regole e con un sistema giudiziario più indipendente. [...] Ci sono decisioni geopolitiche e geostrategiche che richiedono coraggio e audacia. Penso che con la candidatura UE dell’Ucraina e della Moldavia stiamo vedendo dei passi importanti: la dimensione euro-atlantica del nostro continente deve essere rafforzata».
- Solomon Passy, presidente, Atlantic Club of Bulgaria, Sofia - «La nostra forza sta nell’unità e la nostra debolezza nella divisione. Il primo obiettivo del nostro nemico è dividerci. Il nostro primo obiettivo dev’essere trovare l’unità attraverso la NATO e l’UE, con tutte le sue istituzioni come l’Eurozona e l’area Schengen. [...] Tenendo conto della realtà che ci circonda, abbiamo bisogno di soluzioni efficaci e di misure concrete».
- Ahmet Evin, Decano, Facoltà di Arte e Scienze Sociali, e Professore Emerito, Sabancı University, Istanbul - «Il lento percorso dei Balcani occidentali verso l’adesione all’UE è dovuto anche alla quantità di divisioni etniche, politiche e culturali presenti nella regione, così come nella maggior parte dei singoli paesi dell’area più vasta»
- Bruno Lété, Senior Fellow, Sicurezza e Difesa, German Marshall Fund of the United States, Bruxelles - «Gli allargamenti dell’UE e della NATO hanno sempre esclusivamente contribuito alla pace e alla stabilità in Europa e non sono certo responsabili della guerra a cui assistiamo oggi nel continente»
- Harun Karčić, giornalista e analista politico, Al Jazeera Balkans, Sarajevo - «L’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia ha portato la regione del Mar Nero, una volta considerata periferica, al centro dei processi di sicurezza euro-atlantici. Per di più, la guerra ha evidenziato come quest’area non debba essere considerata separatamente, bensì come parte integrante dell’intero sistema di sicurezza europeo».
- Mădălina Mocan, Fellow, Aspen Institute Romania, Bucarest - «Vale la pena ricordare che negli ultimi due anni si è assistito a un aumento della cooperazione nella regione, anche nell’ambito di meccanismi europei e internazionali per il monitoraggio dei progressi di ciascun paese nella lotta ai traffici e alla criminalità organizzata».
- Amb. Sem Fabrizi, già Ambasciatore dell’Unione Europea in Serbia, Roma - «Quando si parla di problemi sostanziali nei Balcani occidentali, anche di quelli meno noti, l’UE gioca un ruolo fondamentale nella regione attraverso due strumenti importanti: l’iniziativa politica e la strutturazione delle politiche. Ci troviamo in un momento positivo in cui entrambi gli elementi hanno acquisito nuovo impulso, e l’allargamento, nonostante i suoi momenti di stallo, è tornato in cima alle agende».
- Ana Ðurnić, Ricercatrice nell’ambito delle Politiche Pubbliche, Institut Alternativa, Podgorica - «Se parliamo di anticorruzione, il Montenegro ha un’agenzia dedicata che è nata in quanto requisito dei negoziati per l’adesione all’UE, ma che attualmente non porta risultati concreti, non previene e non educa. [...] Ciononostante, abbiamo comunque ottenuto vittorie importanti nella lotta alla criminalità organizzata: tra le altre cose, collaboriamo attivamente con INTERPOL e Europol».
- Yannis Alexis Zepos già ambasciatore e Segretario Generale, Ministero degli Affari Esteri, Atene - «Il titolo stesso del nostro panel, “Democrazie fragili”, è un titolo delicato. Tutti i paesi dell’area hanno un retroterra diverso: la loro evoluzione e trasformazione non è stata lineare, né è passata attraverso processi e modelli uguali tra loro. E ciò non va dimenticato».
- Slavica Grkovska, Vice Primo Ministro per le Politiche di Buon Governo, Skopje - «Una delle mie più grandi delusioni è che la regione non abbia imparato la lezione dalla guerra nell’ex Jugoslavia: giocare la carta del nazionalismo non è mai una soluzione. Anzi, dopo averlo fatto, è molto difficile tornare indietro. La guerra in Ucraina è tragica, ma ora che l’adesione della nostra regione all’UE è considerata una priorità, può anche rappresentare un punto di svolta».
- Alba Çela, Direttrice, Albanian Institute for International Studies, Tirana - «Nessuna delle sfide che ci troviamo ad affrontare può essere risolta individualmente. Abbiamo bisogno di una maggiore cooperazione regionale, e una cooperazione che sia inclusiva. Diversi esempi nel passato ci dimostrano che, lavorando insieme come regione, e insieme all’UE, possiamo ottenere dei risultati buoni e duraturi».
- Francesco Martino, Analista, Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa, Sofia - «Tutte le società dell’Europa sudorientale stanno attraversando una situazione difficile: la maggior parte dei paesi sta vivendo un forte calo demografico e un aumento dell’invecchiamento della popolazione, due fattori che rendono le società meno flessibili e, in qualche modo, più insicure».
La registrazione completa dell’evento è disponibile sul canale YouTube NATO Foundation.
Fonte: Redazione