28 Marzo 2025
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Mostra a Istituto Svizzero Roma “Con lo zucchero in bocca”

21-03-2025 10:26 - Arte, cultura, turismo
GD – Roma, 21 mar. 25 - La mostra collettiva “Con lo zucchero in bocca” che si terrà all’Istituto Svizzero di Roma dal 18 aprile al 6 luglio, esplora il rapporto tra l’estrazione di risorse e la dolcezza. Il progetto trae ispirazione dalla villa che oggi ospita l’Istituto Svizzero a Roma, un tempo proprietà di Carolina Maraini-Sommaruga ed Emilio Maraini, ticinese pioniere nell’industria dello zucchero da barbabietola. Prendendo lo zucchero e la storia della sua produzione come punto di partenza, la mostra affronta l’immaginario associato allo sfruttamento delle risorse, esponendo il modo in cui nozioni di dolcezza, romanticismo e desiderio spesso contribuiscono ad edulcorare narrazioni di addomesticamento e conquista. Con Gianfranco Baruchello, Binta Diaw, Gina Fischli, Pauline Julier, Oz Oderbolz, Sergio Rojas Chaves, Virginie Sistek, Milva Stutz.
La mostra presenta opere nuove e esistenti di artisti che lavorano con scultura, pittura, installazione e film. Attraverso riferimenti storici, narrazioni autobiografiche o racconti di finzione, i protagonisti di queste opere si confrontano con la costruzione del concetto di natura, svelando le strategie narrative che nascondono lo sfruttamento di animali, risorse, terre e comunità. Le opere in mostra affrontano i motivi narrativi e le immagini a cui siamo abituati in questo ambito, affrancandosi dallo sguardo ingenuo, escapista e conciliatorio che spesso le caratterizza. Il titolo della mostra evoca la sensazione dello zucchero in bocca, sottolineando l’incarnazione di grandi narrazioni attraverso storie personali.
Spaziando dal microscopico al macroscopico – da qualcosa di piccolo come la polvere di zucchero a qualcosa di vasto come una galassia – le opere in mostra sovvertono le aspettative sul discorso ecologico, offrendo nuove e urgenti forme di narrazione. A cura di Lucrezia Calabrò Visconti.
Con il sostegno di: Ernst Göhner Stiftung , Ricola Italia srl, Prometeo Gallery per il supporto nella realizzazione del lavoro di Binta Diaw.
Biografie
* Gianfranco Baruchello (1924-2023) ha lavorato e vissuto tra Roma e Parigi. La sua ricerca si caratterizza per l’approccio interdisciplinare, attraversando più media tra cui pittura, oggetto, scultura, activity, cinema, scrittura, installazione. La prima mostra collettiva significativa è del 1962 a New York (New Realists, Sidney Janis Gallery), seguita dalla sua prima mostra personale a Roma nel 1963 presso la Galleria La Tartaruga e una successiva personale a New York nel 1964 (Cordier & Ekstrom Gallery). Nei primi anni Sessanta, la sua pittura utilizza oltre alla tela, materiali come il plexiglass e l’alluminio, con una riduzione delle immagini e delle parole in una complessa disposizione spaziale. Nel 1968, presenta la società fittizia Artiflex, che operava con lo slogan “Artiflex mercifica tutto”. Durante gli anni ’70, esplora il rapporto tra arte e agricoltura attraverso l’activity Agricola Cornelia SpA e negli anni Novanta si dedica a progetti in esterni: Il Giardino e Il Bosco. Nel 1998, con Carla Subrizi, istituisce la Fondazione Baruchello. Sue opere sono presenti nei più importanti musei del mondo. Tra le sue mostre retrospettive più recenti: Galleria nazionale d’arte moderna, Roma, 2011; Deichtorhallen-Sammlung Falckenberg, Amburgo, 2014; ZKM, Karlsruhe, 2014; Triennale di Milano, Milano, 2025; Raven Row, Londra, 2017; Villa Arson, Nizza, 2018; MART, Rovereto, 2018.
* Binta Diaw (1995, Milano; vive e lavora tra Milano e Dakar) è un’artista italo-senegalese diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e all’École d’Art et de Design de Grenoble in Francia. La ricerca visiva di Binta Diaw si concentra sulla lettura sociale dei fenomeni migratori, sulle nozioni di appartenenza, sulla relazione con la storia e i suoi archivi e sul corpo femminile nero, fornendo importanti chiavi di lettura sulle specificità dell’esperienza quotidiana per le individualità nere. Utilizzando materiali organici come capelli, semi, terra e tessuti, Diaw crea installazioni che riflettono sui temi della memoria collettiva e ancestrale, dell’appartenenza e della resilienza. Tra le mostre recenti: 15ᵃ Biennale di Gwangju – Pansori. A soundscape of the 21st century, Gwangju (Corea, 2024); Manifesta 15 Barcelona Metropolitana, Barcellona (Spagna, 2024); MAXXI Bvlgari Prize 2024, MAXXI – museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma (Italia, 2024); Journeying, Containment, Carrying, La Casa Encendida, Madrid; uMoya – The Sacred Return of Lost Things, Liverpool Biennale (2023); Infiltrées – 5 manières d’habiter le monde, Reiffers Art Initiatives, Parigi (2023); Maa ka Maaya ka ca ayere kono – On Multiplicity, Difference, Becoming and Heritage, 13th Bamako Encounters (Mali, 2022); Paysages, Magasins Généraux, Grenoble (2022); Still Present! , 12° Biennale di Berlino (2022); The Land of Our Birth is a Woman, Centrale Fies, Dro (Italia, 2022); Toolu Xeer, Galerie Cécile Fakhoury, Dakar (Senegal, 2022); Unraveling The (Under-) Development Complex or Toward A Post-(Under-) Development Interdependence, Savvy Contemporary, Berlino (Germania, 2022).
* Gina Fischli (1989, Zurigo; vive e lavora a Zurigo) ha conseguito il BFA presso l’Università di Belle Arti di Amburgo nel 2015 e ha completato il MFA presso la Royal Academy of Art di Londra nel 2018. Radicata nei suoi primi studi di scenografia, la pratica di Fischli esplora i meccanismi familiari della scultura e dello spazio attraverso processi di produzione alternativi, spesso utilizzando tecniche artigianali e materiali insoliti. Trasforma soggetti quotidiani, come animali, oggetti domestici e vestiti, in oggetti di desiderio e disperazione. Ha tenuto mostre personali al Neuer Essener Kunstverein, Essen; Swiss Institute NY; Forde, Ginevra; Chapter NY; 303 Gallery; Gallerie Hussenot; Soft Opening e molte altre. Recentemente il suo lavoro è stato incluso in mostre collettive presso Aspen Art Museum, Aspen; Sculpture Garden, Geneva Biennale, Parc des Eaux-Vives, Ginevra; Fri Art, Friburgo; Kunstverein Harburger Bahnhof, Amburgo; Royal Academy, Londra; Cork Street Banner Projects, Londra; Kim? Contemporary Art Center, Riga, Schaulager, Basilea; Kunstmuseum Solothurn e altri.
* Pauline Julier (1985, Ginevra; vive e lavora a Ginevra) è un’artista e regista franco-svizzera. Prima di seguire il programma sperimentale di Arte e Politica a Sciences Po Paris sotto la guida di Bruno Latour, ha studiato Scienze Politiche a Science Po Grenoble e Fotografia all’École nationale supérieure de la photographie di Arles. I suoi film e le sue installazioni sono stati presentati in mostre e festival in tutto il mondo. Oltre ad aver vinto il Premio svizzero d’arte nel 2010 e nel 2021, la sua mostra personale Naturalis Historia è stata inaugurata al Centre Culturel uisse di Parigi nel 2017 e poi ha fatto il giro di altre sedi, oltre a far parte della mostra collettiva Critical Zone curata da Latour nel 2020 allo ZKM di Karlsruhe. Con un approccio che intreccia prospettive scientifiche e artistiche, documentarie e di finzione, Julier esplora la complessa relazione tra l’uomo e l’ambiente non umano nel passato, nel presente e nel futuro. Le sue opere tracciano connessioni tra scoperte scientifiche, rituali e miti, creando una visione costantemente mutevole e riemergente da prospettive multiple che ci invita a fare un passo indietro e a riflettere sul nostro posto nel mondo. Le sue opere pongono domande sulla produzione di immagini e spesso si avvalgono del contributo di scrittori, scienziati e persone locali incontrate sul campo. Nel 2022 ha ricevuto la borsa di studio “Mondes Nouveaux” dal Dipartimento culturale francese. Nel 2024 ha tenuto una grande mostra personale alla Aargauer Kunsthaus (Svizzera) e attualmente sta lavorando al suo primo lungometraggio di finzione.
* Oz Oderbolz (1988, Lucerna; vive e lavora a Zurigo) lavora attraverso performance, installazione, scultura e pratica curatoriale, utilizzando il proprio nome per affermare autonomia e autodeterminazione. Il lavoro di Oz esplora il potere performativo degli oggetti, ricontestualizzando le tradizioni modellate da strutture patriarcali e nazionaliste. Attraverso l’intervento artistico, sfida i valori fissi, aprendo prospettive queer e intersezionali. Attingendo alla cultura pop, alla queerness e alla spiritualità, promuove la comunità e lo scambio, vedendo le soglie come spazi per nuove costellazioni. Queste pratiche portano a un ripensamento della memoria collettiva e del concetto di potere, esaminando come gli oggetti materiali plasmino la percezione e l’accesso. Oz ha studiato presso Comart, Zurigo (Bachelor in Physical Theater, 2006-2009) e ZHdK, Zurigo (Bachelor of Arts, 2019-2023). Hanno ricevuto il Werkbeitrag dal Cantone di Zurigo (2024) e il Popkredit dalla Città di Zurigo (2015). Tra le mostre ricordiamo Country Offside, Ausstellungsraum Klingental, Basilea (2024); Basel Social Club, Basilea (2024); zentral! Förderausstellung Zentralschweiz, Kunstmuseum Luzern (2023); Robert Estermann & Oz Oderbolz, Duo Show, Last Tango, Zurigo (2023); Meet Me Half Way, Wallstreet, Friburgo (2023); Garden of Earthly Delight, Nest, ZHdK, Zurigo (2022); En Suit, Windhager von Kaenel, Losanna (2022); Ufficio della notte, Zurigo (2022); Piece of Me, Coalmine, Winterthur (2022); Camp Fires, Rote Fabrik, Zurigo (2021).
* Sergio Rojas Chaves (1992, Venezuela; vive e lavora tra Svizzera e Costa Rica) collabora con partner non umani, come piante e animali, per sfidare l’antropocentrismo attraverso il dono e l’affetto. Rojas Chaves ha un background in architettura e sviluppo comunitario. Le opere attivano nuove relazioni e raccontano storie e narrazioni inedite su animali e piante, adottando approcci affettivi alla biologia. I progetti di Sergio Rojas Chaves, che includono sculture, installazioni, video, fotografia e performance, sono stati esposti in mostre personali e collettive, recentemente alla Stadtgalerie di Berna, al 12° Salon ACME in Messico, alla Budapest Galéria, al Macalline Art Center di Pechino, al MAI di Riyadh, alla Kunsthaus Baselland, al CAN di Neuchâtel, al MAFA di Arad in Romania, al MADC di San José, al MAC di Panama, alla Fundación Paiz in Guatemala, al TEOR/ética di San José e a la_cápsula di Zurigo, tra gli altri. Il lavoro di Chaves ha partecipato anche all’8ªBiennale di Gherdeina, alla 10ª Biennale Centroamericana e alla 9ª Biennale Inquieta Imagen, oltre che al Reunion Performance Festival di Freetown, Sierra Leone, e La Tigra, Honduras. Rojas Chaves co-dirige lo spazio artistico REUNION di San José.
* Virginie Sistek (1999, Ginevra; vive e lavora a Losanna) studia i fenomeni sociali e le dinamiche di potere che ne derivano, con particolare attenzione al tema della domesticazione. Partendo da situazioni concrete, attraverso installazioni, performance e video, esplora gli elementi alla base del consenso o del disaccordo tra individui. Ha conseguito la laurea in Belle Arti presso l’ECAL di Renens e il master in Art Nature Gender all’Università di Scienze Applicate e Arti della Svizzera Nord-occidentale a Basilea. Tra le mostre personali e in duo si ricordano: L’Envie de Plaire, Mario Kreuzberg, City Salts, Basilea; con Sophie Jung, Provence Magazine Pavilion, Zurigo; Pâtis Tidiness, Egg Space, Zurigo; Pierre qui maousse, Lokal-In, Biel/Bienne; A040404, con Nicolas Ponce, La Placette, Losanna. Tra le sue mostre collettive: Melting Point For Space, Basilea; L’Effet de serre, Abbatiale de Bellelay, Saicourt; con Kaiserwache, Basel Social Club, Basilea; Plakataktion, 50 Jahre AK, Ausstellungsraum Klingental, Basilea; Long Distance, Hamlet, Zurigo; Plattform24, Kunstmuseum Appenzell, Appenzell; Hope at Responsibility, Auf Dem Wolf, Basilea; The world pulse beats beyond my door, 84 14ST, Brooklyn, NY, USA. Nel 2021 ha ricevuto il Visarte Vaud Award per Bienpeureuse e nel 2024 ha vinto l’Helvetia Art Prize durante Plattform24.
* Milva Stutz (1985, Zurigo; vive e lavora a Zurigo) esplora, attraverso i mezzi del video e del disegno, le dinamiche delle relazioni interpersonali: imbarazzo, intimità, fisicità ed emozione in un’epoca caratterizzata dalla digitalizzazione e dalla tecnologia. Tra le sue mostre recenti ricordiamo If You See Me Stumble alla Kunsthaus Langenthal (personale, 2024), Apropos Hodler. Current Perspectives on an Icon alla Kunsthaus di Zurigo (2024), MONOTYPES Edition VFO alla Kunsthalle di Zurigo (2023), Waiting for Your Call alla Kunsthalle di Lucerna (personale, 2023), Tricky Women/Tricky Realities al Bildraum07 di Vienna (personale con Maja Gehrig, 2023), The Lobster Needs to Get Rid of Its Shell alla a&o Kunsthalle di Lipsia (2023), TSCHÜÜSS Festival al Centre culturel suisse di Parigi (2022), Gazed and Confused al Last Tango di Zurigo (2022) e Werkschau al Museum Haus Konstruktiv di Zurigo (2021). I suoi lavori cinematografici sono stati presentati in festival come l’Annecy International Animated Film Festival (2022/2020), il PÖFF Black Nights Film Festival Tallinn (2020), il Tricky Women Festival Vienna (2022/2020), il Guanajuato International Film Festival in Messico (2019) e il DOK Leipzig (2018).

Carlo Franza
Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea

Fonte: Carlo Franza
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