02 Ottobre 2024
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La domanda è insistente e motivata dall'attualità: a cosa serve l’ONU?

01-10-2024 12:23 - Opinioni
GD - Roma, 1 ott. 24 - L'assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato nei giorni scorsi, a stragrande maggioranza con 124 nazioni a favore, 14 contrari e 43 astensioni, una risoluzione che chiede a Israele di «porre fine senza indugio alla sua presenza illegale» nei territori palestinesi occupati. Ed ha anche condannato Israele, per le azioni militari condotte contro Hezbollah in Libano. Azioni militari che, purtroppo, hanno causato vittime tra la popolazione civile.
A questo punto la domanda sorge spontanea: nessuna risoluzione per l’Ucraina? Nessuna risoluzione per il Mali, piagato dal terrorismo e dalle lotte tra le diverse comunità in conflitto nel Paese?
In particolare, dal febbraio 2022 in Ucraina è in atto l’occupazione di territori di uno Stato sovrano da parte della Russia. Anche in Ucraina si contano, purtroppo, a decine di migliaia i morti tra i civili. E questo immotivato e illegale attacco va avanti da 32 mesi. Unica differenza tra la situazione in Ucraina rispetto a quella mediorientale è che non ci sono stati episodi tipo il massacro del 7 ottobre 2023 ad innescare l’azione della Russia contro l’Ucraina.
Sia bene inteso, nessuno è a favore delle guerre, specialmente quando vengono coinvolte persone anziane, donne e bambini inermi in questa folle escalation di violenza.
Eppure all’assemblea generale delle Nazioni Unite, il 28 settembre 2024, è stato permesso al ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov di parlare e di affermare che: «La speranza dell'Ucraina di sconfiggere la Russia sul campo di battaglia è insensata, dato che Mosca detiene armi nucleari e qualsiasi sforzo da parte dell'alleanza NATO per continuare ad aiutare Kyïv si rivelerà una "fuga suicida"».
Una minaccia inaccettabile in un contesto mondiale, quello delle Nazioni Unite, la cui missione è «mantenere la pace e la sicurezza internazionale; sviluppare relazioni amichevoli tra le Nazioni; promuovere migliori condizioni di vita, il progresso sociale e la tutela dei diritti umani».
Come mai nessuno ha sentito il bisogno di controbattere alle parole del ministro Lavrov? Come mai è stata data la possibilità alla Russia di poter fare queste affermazioni dal palcoscenico dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite?
Per questo la domanda sorge spontanea: abbiamo veramente bisogno dell’ONU, come ha affermato, sempre il 28 settembre, Badr Ahmed Mohamed Abdelatty, ministro degli Affari Esteri egiziano?
La risposta è che abbiamo bisogno di un’organizzazione mondiale in grado di garantire la pace nel mondo. Ma non abbiamo bisogno di un organismo “mangiasoldi”, pietrificato da uno Statuto redatto 80 anni fa, che oltre ad essere poco democratico, non ha più alcuna rispondenza con gli equilibri geopolitici ed economici mondiali odierni.
Come si fa a spiegare l’inazione delle Nazioni Unite in presenza dell’invasione di territori di Stati sovrani, in violazione dei trattati internazionali, senza che ci sia una tangibile reazione per contrastare, o almeno biasimare e condannare, queste azioni militari?
Nell'autunno 2018, Carla Del Ponte, già procuratore capo della Corte Penale Internazionale CPI dell'Aia (1999-2007), ha espresso le sue perplessità nei confronti delle Nazioni Unite, definendole un «negozio di chiacchiere, con troppi funzionari, dove solo pochi di questi sono veramente impegnati in attività significative».
Questa è l'opinione prevalente tra coloro che non sono direttamente coinvolti nelle Nazioni Unite. Ma è solo un’insider come Carla Del Ponte che può fare una tale accusa in pubblico e sollevare la questione dell’inadempienza delle Nazioni Unite al loro mandato, essendo diventate principalmente un «negozio di chiacchiere e una agenzia di viaggi per burocrati inconcludenti».
Il vero problema irrisolto è la mancata riforma del Consiglio di Sicurezza perché, in base allo Statuto delle Nazioni Unite (articoli 108-109), qualsiasi sua modifica deve necessariamente ottenere non meno dei 2/3 dei voti favorevoli degli Stati Membri dell’Assemblea Generale e la loro ratifica, in conformità alle rispettive norme costituzionali (tra questi devono figurare tutti i 5 membri permanenti: Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti).
Ecco perché da 19 anni a questa parte tutte le iniziative di modifica del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sono fallite miseramente, perché le nazioni che ne fanno parte non possono rinunciare a questo privilegio.
È tempo di porre in essere una nuova strategia radicale “esautorando” le Nazioni Unite. Come? Creando una nuova struttura, parallela alle Nazioni Unite, escludendo da questa nuova struttura tutti quei paesi che non rispettano la Carta delle Nazioni Unite del 1946 e/o quella dei Diritti dell'uomo del 10/12/1948. Cioè rifondare ex-novo le Nazioni Unite.
Per tentare di riformare il Consiglio di Sicurezza è stato costituito il Gruppo «Uniting for Consensus UfC», in seno al Negoziato Intergovernativo per le riforme. L’UfC è costituito da un gruppo significativo di Paesi, geograficamente trasversale, accomunati da alcuni convincimenti, soprattutto dalla contrarietà ad istituire nuovi seggi permanenti da attribuire a singole Nazioni.
All’interno dell’UfC, l’Italia esercita il ruolo di “Focal Point”.

Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale

Fonte: Ciro Maddaloni
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