Immigrazione irregolare, che fare?
25-10-2024 09:13 - Opinioni
GD – Roma, 25 ott. 24 - Il fenomeno dei migranti irregolari ha assunto negli ultimi tempi proporzioni ingestibili e per queste ragioni molti paesi europei hanno deciso di reintrodurre i controlli alle frontiere interne.
La Danimarca ha reintrodotto i controlli di frontiera con la Svezia. La Germania con la Francia. La Francia e l’Austria con l’Italia. L’Italia con la Slovenia.
Un danno immenso per la libera circolazione delle persone, e di conseguenza delle merci che vengono rallentate per i controlli sulle persone, di cui abbiamo beneficiato negli ultimi 30 anni.
Da mesi, si parla del problema dell’immigrazione clandestina e come succede per i campionati di calcio, le persone si dividono in due gruppi: quelli che propongono accoglienza illimitata e quelli che, invece, auspicano soluzioni per gestire e limitare il fenomeno degli immigrati clandestini che approdano in Europa in generale e nel nostro Paese in particolare.
Premesso che, non è compito dell’Unione Europea, né tanto meno dei singoli Paesi di prima linea (Spagna, Italia, Malta, Grecia, Polonia, Slovenia, Ungheria), di garantire accoglienza ai migranti irregolari, si ricorda che gli accordi firmati da tutti i Paesi dell’Unione Europea, denominati “Schengen Agreement”, https://eur-lex.europa.eu/EN/legal-content/glossary/schengen-agreement-and-convention.html
definiscono le regole ben precise che devono essere rispettate per poter accedere nello “spazio di libera circolazione all’interno dell’Unione Europea”, dove sono state abolite le frontiere interne e sono stati rinforzati i controlli alle frontiere esterne.
In base agli Accordi di Schengen, infatti, una volta entrati in uno dei Paesi che aderiscono al Trattato, è possibile viaggiare liberamente negli altri Paesi senza ulteriori controlli alle frontiere interne. Per queste ragioni, i cittadini extracomunitari possono accedere nell’Area Schengen solo a determinate condizioni:
1. Possedere un passaporto valido, e con una validità sufficiente per tutta la durata del soggiorno.
2. Il passaporto deve disporre di almeno due pagine vuote consecutive.
3. Richiedere e ottenere in precedenza al viaggio un visto di ingresso, presso l’ambasciata o il consolato del Paese Schengen di destinazione. Il tipo di visto dipende dalla durata del soggiorno e dalle ragioni del viaggio (turismo, lavoro, studio, cure sanitarie, ecc.).
Se non si è in possesso di tutti i documenti necessari o se non si soddisfano le condizioni per ottenere un visto, verrà negato l’ingresso nell’Area Schengen, come stabilito dal Trattato di Schengen (Art. 65(1) of Regulation (EU) 2016/399 (Schengen Borders Code)).
Per quanto riguarda i soccorsi in mare effettuati nel Mediterraneo, considerare solo i porti italiani e maltesi come “porti sicuri” è fuorviante. Anche la Tunisia, l’Algeria e il Marocco sono Paesi sicuri. Molti pensionati italiani infatti trasferiscono la loro residenza in Tunisia per beneficiare dei vantaggi fiscali offerti da quel Paese, il costo della vita più basso, il clima mite e la vicinanza all’Italia.
È tempo di gestire in modo strutturato il fenomeno migratorio di cittadini extracomunitari verso l’Area Schengen organizzando, ad esempio, dei presidi nei consolati italiani ed europei esistenti nei vari Paesi da cui originano i flussi migratori, per poter giungere in Europa e in Italia con contratti di lavoro e con voli di linea.
Questo è possibile instaurando rapporti bilaterali per creare delle piattaforme comuni per fare incontrare l’offerta di manodopera con la richiesta degli imprenditori che necessitano di personale.
Per quanto riguarda invece i respingimenti alle frontiere esterne, questi devono essere effettuati sotto la guida dell’Agenzia Europea Frontex, che coordina la guardia di frontiera e costiera degli Stati membri, per garantire la sicurezza dell’Area Schengen.
I rimpatri devono essere effettuati in ottemperanza alla normativa europea (Direttiva 2008/115/CE - Norme e procedure comuni sul rimpatrio di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare), che disciplina il rimpatrio degli irregolari presenti nell’Area Schengen.
È fondamentale per gli accordi di Schengen, contrastare l’immigrazione clandestina attraverso l’elaborazione di una disciplina orizzontale sulle procedure d’espatrio degli stranieri irregolari, nei loro Paesi d’origine.
Per quanto riguarda il trattenimento di migranti irregolari presso Paesi terzi, l’Unione Europea si è detta da molto tempo disponibile a sostenere questa modalità operativa che è già applicata con la Turchia (COM(2017) 204 final).
Nota: Per quanto riguarda i richiedenti asilo, non è responsabilità dell’Unione Europea fornire la protezione ai rifugiati. Questa responsabilità è stata demandata all’UNHCR (ossia un’agenzia dell’ONU), la principale organizzazione al mondo impegnata in prima linea a salvare vite umane, a proteggere i diritti di milioni di rifugiati, sfollati e apolidi, a costruire per loro un futuro migliore.
Tutti i Paesi che fanno parte delle Nazioni Unite finanziano con contributi annuali l’UNHCR per lo svolgimento della funzione che le è stata assegnata. Sarebbe opportuno che l’UNCHR creasse dei “sanctuary” in tutti i Paesi che fanno parte delle Nazioni Unite dove chi ha bisogno di protezione può recarsi per richiederla. Senza dover affrontare i pericoli ed il costo del viaggio per giungere in Europa e richiedere protezione.
Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale
Fonte: Ciro Maddaloni
La Danimarca ha reintrodotto i controlli di frontiera con la Svezia. La Germania con la Francia. La Francia e l’Austria con l’Italia. L’Italia con la Slovenia.
Un danno immenso per la libera circolazione delle persone, e di conseguenza delle merci che vengono rallentate per i controlli sulle persone, di cui abbiamo beneficiato negli ultimi 30 anni.
Da mesi, si parla del problema dell’immigrazione clandestina e come succede per i campionati di calcio, le persone si dividono in due gruppi: quelli che propongono accoglienza illimitata e quelli che, invece, auspicano soluzioni per gestire e limitare il fenomeno degli immigrati clandestini che approdano in Europa in generale e nel nostro Paese in particolare.
Premesso che, non è compito dell’Unione Europea, né tanto meno dei singoli Paesi di prima linea (Spagna, Italia, Malta, Grecia, Polonia, Slovenia, Ungheria), di garantire accoglienza ai migranti irregolari, si ricorda che gli accordi firmati da tutti i Paesi dell’Unione Europea, denominati “Schengen Agreement”, https://eur-lex.europa.eu/EN/legal-content/glossary/schengen-agreement-and-convention.html
definiscono le regole ben precise che devono essere rispettate per poter accedere nello “spazio di libera circolazione all’interno dell’Unione Europea”, dove sono state abolite le frontiere interne e sono stati rinforzati i controlli alle frontiere esterne.
In base agli Accordi di Schengen, infatti, una volta entrati in uno dei Paesi che aderiscono al Trattato, è possibile viaggiare liberamente negli altri Paesi senza ulteriori controlli alle frontiere interne. Per queste ragioni, i cittadini extracomunitari possono accedere nell’Area Schengen solo a determinate condizioni:
1. Possedere un passaporto valido, e con una validità sufficiente per tutta la durata del soggiorno.
2. Il passaporto deve disporre di almeno due pagine vuote consecutive.
3. Richiedere e ottenere in precedenza al viaggio un visto di ingresso, presso l’ambasciata o il consolato del Paese Schengen di destinazione. Il tipo di visto dipende dalla durata del soggiorno e dalle ragioni del viaggio (turismo, lavoro, studio, cure sanitarie, ecc.).
Se non si è in possesso di tutti i documenti necessari o se non si soddisfano le condizioni per ottenere un visto, verrà negato l’ingresso nell’Area Schengen, come stabilito dal Trattato di Schengen (Art. 65(1) of Regulation (EU) 2016/399 (Schengen Borders Code)).
Per quanto riguarda i soccorsi in mare effettuati nel Mediterraneo, considerare solo i porti italiani e maltesi come “porti sicuri” è fuorviante. Anche la Tunisia, l’Algeria e il Marocco sono Paesi sicuri. Molti pensionati italiani infatti trasferiscono la loro residenza in Tunisia per beneficiare dei vantaggi fiscali offerti da quel Paese, il costo della vita più basso, il clima mite e la vicinanza all’Italia.
È tempo di gestire in modo strutturato il fenomeno migratorio di cittadini extracomunitari verso l’Area Schengen organizzando, ad esempio, dei presidi nei consolati italiani ed europei esistenti nei vari Paesi da cui originano i flussi migratori, per poter giungere in Europa e in Italia con contratti di lavoro e con voli di linea.
Questo è possibile instaurando rapporti bilaterali per creare delle piattaforme comuni per fare incontrare l’offerta di manodopera con la richiesta degli imprenditori che necessitano di personale.
Per quanto riguarda invece i respingimenti alle frontiere esterne, questi devono essere effettuati sotto la guida dell’Agenzia Europea Frontex, che coordina la guardia di frontiera e costiera degli Stati membri, per garantire la sicurezza dell’Area Schengen.
I rimpatri devono essere effettuati in ottemperanza alla normativa europea (Direttiva 2008/115/CE - Norme e procedure comuni sul rimpatrio di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare), che disciplina il rimpatrio degli irregolari presenti nell’Area Schengen.
È fondamentale per gli accordi di Schengen, contrastare l’immigrazione clandestina attraverso l’elaborazione di una disciplina orizzontale sulle procedure d’espatrio degli stranieri irregolari, nei loro Paesi d’origine.
Per quanto riguarda il trattenimento di migranti irregolari presso Paesi terzi, l’Unione Europea si è detta da molto tempo disponibile a sostenere questa modalità operativa che è già applicata con la Turchia (COM(2017) 204 final).
Nota: Per quanto riguarda i richiedenti asilo, non è responsabilità dell’Unione Europea fornire la protezione ai rifugiati. Questa responsabilità è stata demandata all’UNHCR (ossia un’agenzia dell’ONU), la principale organizzazione al mondo impegnata in prima linea a salvare vite umane, a proteggere i diritti di milioni di rifugiati, sfollati e apolidi, a costruire per loro un futuro migliore.
Tutti i Paesi che fanno parte delle Nazioni Unite finanziano con contributi annuali l’UNHCR per lo svolgimento della funzione che le è stata assegnata. Sarebbe opportuno che l’UNCHR creasse dei “sanctuary” in tutti i Paesi che fanno parte delle Nazioni Unite dove chi ha bisogno di protezione può recarsi per richiederla. Senza dover affrontare i pericoli ed il costo del viaggio per giungere in Europa e richiedere protezione.
Ciro Maddaloni
Esperto di eGovernment internazionale
Fonte: Ciro Maddaloni