Il kimono icona del Giappone in mostra al Museo del Tessuto di Prato
05-06-2023 23:26 - Arte, cultura, turismo
GD - Prato, 5 giu. 23 - È il capo d’abbigliamento giapponese per antonomasia, quelli super, il capo per eccellenza, ammirato sia in Oriente che in Occidente. È il kimono, il capo iconico del Sol Levante che fino al 19 novembre sarà protagonista di una mostra a Prato al Museo dei Tessuti.
Fonte: Carlo Franza
La mostra “Kimono – Riflessi d’arte tra Giappone e Occidente”, patrocinata dall’Ambasciata del Giappone in Italia, esplora le contaminazioni e le influenze dell’arte occidentale sul kimono, e non solo.
Il kimono è un’icona del Giappone da diversi secoli. Divenne popolare a partire dall’VIII secolo, veste uguale per tutti, uomini, donne e bambini, una singola pezza di tessuto a forma di T, lunga fino alle caviglie, che si chiude con una cintura annodata sul retro.
L’esposizione a Prato mostra cinquanta kimono maschili e femminili di inizio Novecento provenienti dalla collezione privata di Lydia Manavello.
Il kimono è un’icona del Giappone da diversi secoli. Divenne popolare a partire dall’VIII secolo, veste uguale per tutti, uomini, donne e bambini, una singola pezza di tessuto a forma di T, lunga fino alle caviglie, che si chiude con una cintura annodata sul retro.
L’esposizione a Prato mostra cinquanta kimono maschili e femminili di inizio Novecento provenienti dalla collezione privata di Lydia Manavello.
E poi dipinti, xilografie, cartoline d’epoca, stampe e tessuti che raccontano il rapporto tra il Sol Levante e l’Europa in un periodo che spazia tra fine Ottocento e la prima metà del Novecento. E dopo secoli di isolamento quasi totale, a fine Ottocento il Giappone si apre all’Europa e viceversa; così con questi scambi, in Occidente l’arte giapponese è stata più apprezzata fino a culminare nel fenomeno del Giapponismo, cioè l’arte europea che ha reinterpretato il linguaggio espressivo e decorativo dell’arte nipponica, catturando immagini di Hiroshige, Utamaro e Hokuasi.
Ad essere influenzati dal Sol Levante molti artisti delle avanguardie europee (Impressionismo, Cubismo, Futurismo), e artisti di chiara fama, ovvero Manet, Monet, Degas, Van Gogh, Gauguin e Klimt.Naturalmente anche in Giappone si verificò il fenomeno dell’Occidentalismo, in cui l’arte nipponica subì l’influenza europea e occidentale. Influenza culturale e artistica talmente forte che modificò anche la tradizione rigida e secolare del kimono.
“La mostra rappresenta un omaggio che il Museo del Tessuto di Prato vuol rendere alla straordinaria perizia che caratterizza la secolare tradizione tessile del Paese del Sol Levante, offrendo ai nostri visitatori la possibilità di conoscere un ricchissimo patrimonio, altrimenti destinato alla fruizione esclusivamente privata”, ha dichiarato Nicola Marini, il presidente della Fondazione Museo del Tessuto.
Questa straordinaria rassegna di opere testimonia le straordinarie contaminazioni artistiche e stilistiche tra Oriente e Occidente, con particolare riferimento alle innovazioni formali delle avanguardie europee come Futurismo, Secessione e Cubismo.
Il percorso si apre con una suggestiva animazione di due Nanban, ossia due coppie di paraventi istoriati a sei ante, realizzati da pittori di corte giapponesi alla fine del Cinquecento, che illustrano il primo contatto assoluto tra l’Occidente e il Giappone, avvenuto nel 1543 grazie allo sbarco di una flotta di navi portoghesi nell’arcipelago nipponico. L’esposizione prosegue poi con la “seconda” scoperta del Giappone; siamo alla fine dell’Ottocento quando l’arte nipponica fa la sua dirompente comparsa sulla scena artistica europea dando luogo al fenomeno conosciuto come Giapponismo.
Attraverso un secondo video suggestivo, i quadri degli Impressionisti e poi dei post- impressionisti come Van Gogh e Gauguin, dialogano idealmente con le stampe giapponesi di Hiroshige, Utamaro e Hokusai. In mostra il rarissimo Paris illustré. Le Japon del maggio 1886, famosa rivista francese, con in copertina una xilografia di Keisai Eisen che ritrae una splendida e sinuosa figura femminile in veste tradizionale giapponese, fedelmente ripresa da Van Gogh nel 1887 nel suo dipinto “La Courtisane”.
Sempre di Eisen si possono ammirare in mostra anche le xilografie policrome “Beltà che incede con l’ombrello” e “Giovane donna con kimono a motivo di ciliegio e obi a motivo di tartaruga”) insieme alla cortigiana di Kunimaru (“Cortigiana con uchikake a motivo di crisantemi”): tre esempi di figure femminili in posizione leggermente avvitata su sé stessa e avvolte da kimono dai motivi ricercatissimi geometrici o naturali.
In questa sezione anche alcuni tessuti giapponesi dalle collezioni del Museo, come il tessuto ottocentesco in seta con motivo a foglie di bamboo applicato su carta di gelso e il tessuto del tardo periodo Edo sempre in seta e carta di gelso argentata con motivo di farfalle e libellule.
Contemporaneamente si assiste però anche al fenomeno inverso, l’Occidentalismo ovvero il fascino esercitato dalla modernità europea in Giappone. La moda occidentale –emblema della modernità– affascinò in modo particolare la cultura nipponica, che in ambito tessile era legata a secolari rigide tradizioni sia tecniche che stilistiche.
In mostra una ricca sezione di stampe, cartoline, riviste che ritraggono donne giapponesi vestite alla moda europea, ma soprattutto l’esposizione dei cinquanta kimono provenienti dalla collezione privata di Lydia Manavello cui è dedicata tutta le seconda parte della mostra.
Il percorso. Dopo una prima introduzione sulle complesse e straordinarie tecniche tessili e decorative tradizionali (nishiki, yuzen, katagami, kasuri, shibori), i kimono sono esposti per isole tematiche, raggruppati per soggetti e motivi decorativi, per far meglio comprendere al pubblico come la cultura tradizionale giapponese abbia tratto ispirazione dai linguaggi delle avanguardie artistiche e del design tessile europei.
Un primo gruppo di kimono racconta come il tradizionale linguaggio decorativo e stilistico giapponese (tondi cinesi e chiave di Buddha, motivo dei ciliegi in fiore, motivo delle nuvole, motivo delle peonie solo per citarne alcuni) viene rivisitato alla luce degli influssi stilistici occidentali. Un secondo nucleo, quasi tutti kimono da uomo, esprime il fascino per la modernità e il progresso attraverso l’introduzione di soggetti decorativi del tutto nuovi, come la nave, l’areoplano, lo sport. Il terzo e più cospicuo nucleo – e sicuramente il più affascinante – è il nucleo centrale che raggruppa ben 19 kimono degli inizi del Novecento. Oggetti unici, in seta operata, ricamata o stampata che testimoniano l’attrazione per le suggestioni stilistiche provenienti dalle avanguardie europee come Fauvismo, Secessione Viennese, Futurismo, Cubismo eDéco.
Carlo Franza
Ad essere influenzati dal Sol Levante molti artisti delle avanguardie europee (Impressionismo, Cubismo, Futurismo), e artisti di chiara fama, ovvero Manet, Monet, Degas, Van Gogh, Gauguin e Klimt.Naturalmente anche in Giappone si verificò il fenomeno dell’Occidentalismo, in cui l’arte nipponica subì l’influenza europea e occidentale. Influenza culturale e artistica talmente forte che modificò anche la tradizione rigida e secolare del kimono.
“La mostra rappresenta un omaggio che il Museo del Tessuto di Prato vuol rendere alla straordinaria perizia che caratterizza la secolare tradizione tessile del Paese del Sol Levante, offrendo ai nostri visitatori la possibilità di conoscere un ricchissimo patrimonio, altrimenti destinato alla fruizione esclusivamente privata”, ha dichiarato Nicola Marini, il presidente della Fondazione Museo del Tessuto.
Questa straordinaria rassegna di opere testimonia le straordinarie contaminazioni artistiche e stilistiche tra Oriente e Occidente, con particolare riferimento alle innovazioni formali delle avanguardie europee come Futurismo, Secessione e Cubismo.
Il percorso si apre con una suggestiva animazione di due Nanban, ossia due coppie di paraventi istoriati a sei ante, realizzati da pittori di corte giapponesi alla fine del Cinquecento, che illustrano il primo contatto assoluto tra l’Occidente e il Giappone, avvenuto nel 1543 grazie allo sbarco di una flotta di navi portoghesi nell’arcipelago nipponico. L’esposizione prosegue poi con la “seconda” scoperta del Giappone; siamo alla fine dell’Ottocento quando l’arte nipponica fa la sua dirompente comparsa sulla scena artistica europea dando luogo al fenomeno conosciuto come Giapponismo.
Attraverso un secondo video suggestivo, i quadri degli Impressionisti e poi dei post- impressionisti come Van Gogh e Gauguin, dialogano idealmente con le stampe giapponesi di Hiroshige, Utamaro e Hokusai. In mostra il rarissimo Paris illustré. Le Japon del maggio 1886, famosa rivista francese, con in copertina una xilografia di Keisai Eisen che ritrae una splendida e sinuosa figura femminile in veste tradizionale giapponese, fedelmente ripresa da Van Gogh nel 1887 nel suo dipinto “La Courtisane”.
Sempre di Eisen si possono ammirare in mostra anche le xilografie policrome “Beltà che incede con l’ombrello” e “Giovane donna con kimono a motivo di ciliegio e obi a motivo di tartaruga”) insieme alla cortigiana di Kunimaru (“Cortigiana con uchikake a motivo di crisantemi”): tre esempi di figure femminili in posizione leggermente avvitata su sé stessa e avvolte da kimono dai motivi ricercatissimi geometrici o naturali.
In questa sezione anche alcuni tessuti giapponesi dalle collezioni del Museo, come il tessuto ottocentesco in seta con motivo a foglie di bamboo applicato su carta di gelso e il tessuto del tardo periodo Edo sempre in seta e carta di gelso argentata con motivo di farfalle e libellule.
Contemporaneamente si assiste però anche al fenomeno inverso, l’Occidentalismo ovvero il fascino esercitato dalla modernità europea in Giappone. La moda occidentale –emblema della modernità– affascinò in modo particolare la cultura nipponica, che in ambito tessile era legata a secolari rigide tradizioni sia tecniche che stilistiche.
In mostra una ricca sezione di stampe, cartoline, riviste che ritraggono donne giapponesi vestite alla moda europea, ma soprattutto l’esposizione dei cinquanta kimono provenienti dalla collezione privata di Lydia Manavello cui è dedicata tutta le seconda parte della mostra.
Il percorso. Dopo una prima introduzione sulle complesse e straordinarie tecniche tessili e decorative tradizionali (nishiki, yuzen, katagami, kasuri, shibori), i kimono sono esposti per isole tematiche, raggruppati per soggetti e motivi decorativi, per far meglio comprendere al pubblico come la cultura tradizionale giapponese abbia tratto ispirazione dai linguaggi delle avanguardie artistiche e del design tessile europei.
Un primo gruppo di kimono racconta come il tradizionale linguaggio decorativo e stilistico giapponese (tondi cinesi e chiave di Buddha, motivo dei ciliegi in fiore, motivo delle nuvole, motivo delle peonie solo per citarne alcuni) viene rivisitato alla luce degli influssi stilistici occidentali. Un secondo nucleo, quasi tutti kimono da uomo, esprime il fascino per la modernità e il progresso attraverso l’introduzione di soggetti decorativi del tutto nuovi, come la nave, l’areoplano, lo sport. Il terzo e più cospicuo nucleo – e sicuramente il più affascinante – è il nucleo centrale che raggruppa ben 19 kimono degli inizi del Novecento. Oggetti unici, in seta operata, ricamata o stampata che testimoniano l’attrazione per le suggestioni stilistiche provenienti dalle avanguardie europee come Fauvismo, Secessione Viennese, Futurismo, Cubismo eDéco.
Carlo Franza
Fonte: Carlo Franza