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Il Consiglio Artico galvanizza nuove adesioni

28-02-2022 08:46 - Opinioni
GD - Roma, 28 feb. 22 - Il Consiglio Artico è un forum internazionale che riunisce otto Stati che si affacciano sul Mare Artico: Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Stati Uniti e Svezia, coinvolgendo anche le popolazioni indigene presenti. La sua istituzione risale alla firma della Dichiarazione di Ottawa nel 1996, con lo scopo di monitorare e tutelare l'ambiente artico, minacciato dal surriscaldamento globale. Il Consiglio si riunisce ogni sei mesi con la partecipazione dei membri attraverso gli alti funzionari artici (SAO), divisi in sei gruppi di lavoro. Il cambio della presidenza – che ruota tra gli otto stati membri – avviene ogni due anni con la Conferenza Ministeriale, a cui di solito partecipano i ministri degli esteri e nella quale siriassumono i risultati raggiunti e si fissano nuovi obiettivi di cooperazione.
Che l'interesse intorno alla regione sia aumentato negli ultimi decenni si può nuotare dalla partecipazione di nuovi Stati al forum. Con status speciale di osservatori permanenti sono presenti anche la Cina, la Corea del Sud, il Giappone, Singapore, l'India, la Svizzera e l'Italia – in quanto gestisce la Base Artica Dirigibile Italia, nelle Isole Svalbard in Norvegia. A questi si aggiungono altri membri osservatori non permanenti: Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Spagna e Unione Europea.
Il motivo di questo affollamento intorno alla regione? Prima di tutto l'aumento della sensibilizzazione intorno al problema dello scioglimento dei ghiacciai marittimi, ma in realtà sono in gioco altri fattori che catturano l'attenzione delle potenze mondiali. Uno di questi è la presenza di risorse energetiche e minerarie: si stima che nell'Artico si trovino il 13% delle riserve globali di petrolio non ancora scoperte e il 30% di quelle di gas naturale, oltre a una ricca presenza di carbone, piombo e nickel.
Nonostante l'Unione Europea sia più interessata all'aspetto della tutela ambientale e alla transizione verde, è innegabile che l'estrazione di queste risorse sarebbe preziosa per il raggiungimento dell'autonomia strategica. La Russia è già impegnata in questo ambito e ha, inoltre, ampliatol'attività di pesca grazie all'aumento delle temperature. Anche l'interesse di Pechino non è da sottovalutare e, seppur lontana, sta acquisendo basi e infrastrutture nell'Artico.
Conseguenza inevitabile dello scioglimento dei ghiacci – accompagnato dallo sviluppo delle navi rompighiaccio - è l'aumento della navigabilità del Mare Artico, come accade già da tempo nei mesi estivi. Le nazioni che circondano il Polo Nord stanno diventando sempre meno distanti. L'estremo oriente potrà diventare più collegato con l'Europa e questo dettaglio non sfugge néalla Cina né al Giappone. A ritenere quest'aspetto un'opportunità è soprattutto la Russia, che, come riporta ISPI, per il 2030 punta al trasporto di 150 milioni di beni lungo la rotta artica,investendo oltre 8 miliardi di euro in infrastrutture.
A svilupparsi non saranno solo gli scambi e i collegamenti, ma anche la competizione per le risorse e le tensioni militari. A febbraio del 2021 Mosca ha accusato gli Stati Uniti di aver avviato la militarizzazione della regione per aver trasferito dei bombardieri in Norvegia. Posizionare dei missili a lungo raggio vicino al Polo Nord significa avere un raggio d'azione che raggiunge tutto l'emisfero settentrionale. Questa è una preoccupazione per tutti, sia per Washington sia per la Russia.
L'ultimo Consiglio Ministeriale si è svolto lo scorso 20 maggio a Reykjavìk, con il trasferimento dalla presidenza islandese a quella russa. Mosca aveva dichiarato di voler coprire il ruolo perseguendo i propri obiettivi strategici, ma il ministro degli esteri Lavrov ha avviato il mandato con un discorso più rassicurante. Ha confermato l'intenzione di seguire gli obiettivi di carattere ambientale del forum, anche se ha poi espresso preoccupazione per le attività della Nato in Norvegia, promettendo poi di impegnarsi per mantenere la pace e la stabilità della regione – tema che comunque non rientra tra quelli per i quali il Consiglio Artico è stato istituito. Per la prima volta, in occasione del venticinquesimo anniversario del Consiglio, i paesi membri hanno firmato un piano strategico decennale, che prevede una serie di misure da adottare in ambito ambientale.
La collaborazione tra Russia e Occidente oggi è in crisi a causa della questione ucraina. È possibile aspettarsi ripercussioni su altri tavoli di dialogo come quello del Consiglio Artico, che resta uno dei pochi forum regionali in cui Mosca dialoga direttamente con i paesi membri della Nato.
Michele Bodei
Mondo Internazional


Fonte: Michele Bodei
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