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Gorbaciov: amb. Vattani lo ricorda da vicino, «fu una vera e propria novità»

31-08-2022 14:52 - Ambasciate
Amb. Umberto Vattani Amb. Umberto Vattani
De Mita e Gorbaciov De Mita e Gorbaciov
Gorbaciov e Andreotti Gorbaciov e Andreotti
GD - Roma, 31 ago. 22 - Mikhail Gorbaciov visto molto da vicino. L’ambasciatore Umberto Vattani è stato infatti il diplomatico italiano che più da vicino, come consigliere diplomatico del presidente del Consiglio Ciriaco De Mita prima e di Giulio Andreotti dopo, ha seguito la nascita e l’evolversi dei rapporti tra l’Italia e la NATO con la Russia, allora ancora Unione Sovietica, guidata da Mikhail Gorbaciov.
Vattani aveva già avuto modo di incontrare Gorbaciov alla metà degli anni Ottanta a Londra ed era rimasto colpito, come tutti gli occidentali, dal suo comportamento, completamente diverso da quello, grigio e burocratico, dei suoi predecessori sovietici. «Si capiva che c’era del nuovo», è il ricordo odierno dell’ambasciatore italiano all'indomani della morte di Mikhail Gorbaciov, a 91 anni.
E difatti Gorbaciov confermò negli anni successivi di essere una vera novità, di cui Vattani si rese conto come organizzatore, quale consigliere diplomatico del premier Ciriaco De Mita, di una straordinaria visita del presidente del Consiglio italiano. «Una visita irripetibile per le attenzioni e gli eventi che l’accompagnarono», racconta ora Vattani. «Grazie a Romano Prodi, allora presidente dell'IRI, la visita coincise anche con una delle più grandi mostre mai realizzate in Russia dall'imprenditoria italiana. Da quel momento in poi le visite, con De Mita prima e poi con Andreotti, si susseguirono a un ritmo vertiginoso. C’era il comune sentire sull'importanza degli avvenimenti che si susseguirono dal 1990 in poi è che cambiarono l'Europa. La ‘Casa Europea’ all’interno della quale la Russia avrebbe dovuto svolgere un ruolo primario era un obiettivo comune nell'ambito dell’ Alleanza atlantica, anche perché, grazie alla presidenza italiana della NATO, era stato cambiato il progetto strategico».
Il presidente Giulio Andreotti, prosegue ancora l’ambasciatore Vattani, «mi incaricò di andare a Mosca ad illustrare la nuova strategia, che non vedeva più nell'Unione Sovietica il nemico di un tempo. Purtroppo, però, dopo il colpo di Stato in Crimea, la posizione di Gorbaciov divenne sempre più debole, mentre si prospettava con sempre maggiore intensità l’ombra di Ieltsin».
Proprio l’Italia fu il primo Paese occidentale ad invitare il neo presidente Ieltsin, nel dicembre 1991. «Nell’incontro che ebbe con lui a palazzo Chigi», rievoca l'amb. Vattani, «Andreotti pronunciò queste precise parole: ‘Noi abbiamo una grande ammirazione e rispetto per il presidente Mikhail Gorbaciov. Spero che negli eventi che seguiranno potrà dedicarsi ai suoi studi a capo della fondazione che porterà il suo nome'. Fu una ‘raccomandazione’ non del tutto gratuita, commenta oggi Vattani, dato il modo brutale in cui Gorbaciov era stata trattato qualche tempo prima alla Duma».
Del resto, Vattani testimonia oggi che «se la casa comune fosse stata perseguita con la determinazione e la tenacia con la quale si erano mossi De Mita e Andreotti, e in un secondo momento anche Silvio Berlusconi che fu il primo a immaginare e a realizzare il primo Consiglio Russia-NATO, a Pratica di Mare nel 2002, i tragici eventi del conflitto in Ucraina non si sarebbero forse mai verificati».


Fonte: Carlo Rebecchi
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