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Etiopia: liberi 2 gerarchi di Mengistu dopo 29 anni in ambasciata italiana

28-12-2020 11:37 - Ambasciate
GD - Addis Abeba, 28 dic. 20 - Dopo 29 anni trascorsi nell’ambasciata italiana ad Addis Abeba, gli ultimi due gerarchi del regime di Mengistu sono tornati in libertà. A Natale è così terminata la più lunga saga diplomatica della storia in materia di asilo. Berhanu Bayeh, ex ministro degli Esteri, e Addis Tedla, ex capo di Stato Maggiore, sono stati infatti graziati dalla Corte Federale Etiope. Lo riferisce l’agenzia di stampa Ethiopian News Agency.
Sono così tornati dunque in libertà Bayeh,oggi di 82 anni, all’epoca ministro degli esteri dal 1986 al 1989, e Tedla, di 74 anni, allora capo di Stato Maggiore dall’89 fino alla caduta del colonnello Menghistu, nel 1991. Hanno trascorso quasi trent’anni nell’ambasciata d’Italia ad Addis Abeba, nella quale si erano rifugiati, insieme ad altri connazionali, il giorno prima che l’avventura del Negus rosso, come veniva chiamato il dittatore etiope, si concludesse nella polvere. Menghistu riuscì a scappare e da allora vive in Zimbabwe. Giudicati colpevoli di genocidio e condannati a morte per il loro ruolo nelle uccisioni di massa degli oppositori di Mengistu, sono stati protetti dalla nostra ambasciata per tutto questo tempo, nonostante il loro ruolo di “cattivi” della storia. La loro consegna è stata ripetutamente richiesta dal governo etiope succeduto a Menghistu, ma il governo italiano si è sempre rifiutato perché l’Italia è contraria alla pena di morte.
Il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio, ha espresso soddisfazione per la concessione da parte delle Autorità dell’Etiopia della libertà condizionale ai due ex membri del regime di Mengistu, ospiti da quasi 30 anni dell'Ambasciata d'Italia ad Addis Abeba.
"Si conclude così, nel senso auspicato, una lunghissima vicenda, iniziata nel 1991, quando il Governo italiano diede accoglienza nell’Ambasciata d’Italia ad Addis Abeba ai due ex esponenti del Governo Militare Provvisorio dell’Etiopia Socialista (DERG) per motivi strettamente umanitari, al fine di proteggerli da un'eventuale pena capitale", ha detto la Farnesina in una nota.
Quella appena conclusa è una storia rimasta ignota per anni e di cui si è saputo solo due anni fa quando è stato pubblicato il libro dell’ex ambasciatore in Etiopia, Giuseppe Mistretta, che, insieme al giovane collega Giuliano Fragnito, ha raccontato del più lungo asilo della storia. Il libro è intitolato “I noti ospiti”. Come raccontano Mistretta e Fragnito, per quasi trent’anni l’ambasciata ha provveduto non solo a mantenere in vita gli ex politici etiopi, fornendo loro un rifugio sicuro, ma anche accudendoli in ogni loro necessità. Gli autori narrano fatti drammatici avvenuti nella nostra ambasciata nel corso dei tre decenni, perfino un suicidio e un omicidio. Alla caduta di Menghistu, infatti, i gerarchi rifugiati erano quattro: oltre a Bayeh e Tedla, c’erano Hailu Yimenu, allora primo ministro ad interim e comandante dell’esercito in Eritrea, che si suicidò un mese dopo impiccandosi al cancello dell’ambasciata; e Gebre Kidan, in quel tempo ministro della Difesa e presidente per una settimana dopo che Mengistu, che fuggì e rimase ucciso durante una rissa con Bayeh nel 2004.
In questi decenni molti si sono chiesti se abbia fatto bene l’Italia a proteggere persone colpevoli di massacri? Il mistero attorno alla faccenda lascia intendere che si avesse timore a enfatizzare la scelta, visto che si trattava di “cattivi”.


Fonte: Redazione
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