Elezioni USA: la sveglia per l’Europa
06-11-2024 09:16 - Opinioni
GD - Roma, 6 nov. 24 - La vittoria di Donald Trump alle elezioni americane impone all’Unione Europea una riflessione che, in ogni caso, si sarebbe imposta anche se a vincere fosse stata Kamala Harris. È sempre successo e sempre succederà perché gli Stati Uniti rappresentano il motore economico e politico dell’Occidente e qualsiasi cosa accada oltre Oceano avrà sempre riflessi nel vecchio continente.
Lo è stato soprattutto dopo la seconda guerra mondiale con Harry Truman il quale, sulla scia di quanto aveva tracciato la presidenza di Roosevelt, che aveva stretto alleanze con le potenze europee, ha lavorato per ricostruire l'Europa attraverso il Piano Marshall e ha sostenuto la NATO, consolidando i legami tra gli Stati Uniti e l'Europa. Successivamente sia Kennedy che Clinton hanno spinto verso una maggiore integrazione europea ed il rafforzamento della NATO.
Tale idilliaca situazione fu bruscamente interrotta dagli attacchi alle Torri Gemelle del 2001 che condizionarono tutta la presidenza di George Bush che ebbe come obiettivo prioritario la lotta al terrorismo internazionale.
Tutto l’Occidente sostenne l’America nella decisione di invadere l’Afghanistan, mentre l’invasione dell’Irak nel 2003 creò forti divisioni tra gli alleati europei, con Paesi come il Regno Unito che hanno sostenuto l'intervento, mentre altri, come la Francia e la Germania nettamente contrari.
Gli ultimi 20 anni sono stati caratterizzati da politiche americane altalenanti tra chi, come Barack Obama e Joe Biden, aveva un approccio positivo verso l'Europa, riconoscendo l'importanza delle alleanze e della cooperazione transatlantica e chi, come Donald Trump, impostava la sua politica estera a seconda delle circostanze geopolitiche e delle sfide globali.
Comunque sia questi ultimi hanno adottato varie forme di politica estera, comprese posizioni isolazioniste o tendenze a ritirarsi da impegni internazionali.
Trump ha adottato un approccio apertamente isolazionista, enfatizzando l’"America First", imponendo dazi ai prodotti che arrivavano dall’estero. In particolare per quanto riguarda la NATO ha chiesto che i Paesi europei si facessero carico maggiormente delle proprie difese.
Biden, pur avendo un approccio più multilaterale, ha adottato alcune scelte come il ritiro delle truppe americane dall'Afghanistan che hanno avuto un forte sapore isolazionista. Diverso è il comportamento tenuto durante l’invasione russa in Ucraina.
La nuova presidenza americana dovrà fare i conti con una forte realtà che si è consolidata negli ultimi anni, i BRICS sono nati soprattutto sulla base di rivalità economiche e geopolitiche con l’Occidente che vede una possibile erosione della sua influenza globale.
La crescita economica dei Paesi dei BRICS impone all'Occidente di adattarsi a un nuovo ordine mondiale e bisognerà evitare di farlo in ordine sparso.
Gli Stati Uniti insieme all’Europa dovranno adottare nei confronti dei BRICS una politica di dialogo per trovare terreno comuni su questioni globali come la sanità, la sicurezza alimentare, la lotta alla povertà e il cambiamento climatico.
Tuttavia l’Unione Europea deve prepararsi anche a scenari di tipo diverso e Donald Trump, durante la sua precedente presidenza, ha più volte tentato di far capire agli alleati europei di concentrarsi sulle proprie necessità sia economiche sia militari e di contare unicamente sulle proprie forze.
Quindi, l’ Europa sa già a cosa andrà incontro nei prossimo quattro anni, dovrà adattarsi a questa nuova realtà e riconsiderare le proprie strategie come Partner degli Stati Uniti.
Lo dovrà fare affrontando insieme le sfide globali come il cambiamento climatico, la sicurezza e le questioni economiche, cercando il coordinamento su questioni globali di politica estera e di sicurezza internazionale sulle relazioni con i BRICS, sostenendo il commercio e gli investimenti ma soprattutto affrontando le sfide interne.
In poche parole, l’Unione Europea deve imparare a camminare da sola, deve diventare più autonoma e indipendente dalle influenze e dal supporto degli Stati Uniti, deve raggiungere una maggiore integrazione in materia di difesa per garantire la propria sicurezza senza dover dipendere esclusivamente dalle forze USA.
Deve avere politiche autonome ed essere in grado di rispondere in modo rapido ed efficace a crisi globali.
Deve quindi investire nella propria capacità di agire come un'unione coesa, in grado di gestire le proprie relazioni internazionali senza subire l'influenza diretta degli interessi americani.
L’Unione Europea potrà fare tutto questo se prenderà coscienza di essere il più grande mercato del mondo e di rappresentare il 20% del Prodotto Interno Lordo (PIL) del mondo e di cui tutti hanno bisogno.
Cioè di avere la consapevolezza di essere uno dei primi protagonisti globali. Speriamo che sia così!
In ogni caso è l’ora di svegliarsi !
Fonte: Franco Torchia
Lo è stato soprattutto dopo la seconda guerra mondiale con Harry Truman il quale, sulla scia di quanto aveva tracciato la presidenza di Roosevelt, che aveva stretto alleanze con le potenze europee, ha lavorato per ricostruire l'Europa attraverso il Piano Marshall e ha sostenuto la NATO, consolidando i legami tra gli Stati Uniti e l'Europa. Successivamente sia Kennedy che Clinton hanno spinto verso una maggiore integrazione europea ed il rafforzamento della NATO.
Tale idilliaca situazione fu bruscamente interrotta dagli attacchi alle Torri Gemelle del 2001 che condizionarono tutta la presidenza di George Bush che ebbe come obiettivo prioritario la lotta al terrorismo internazionale.
Tutto l’Occidente sostenne l’America nella decisione di invadere l’Afghanistan, mentre l’invasione dell’Irak nel 2003 creò forti divisioni tra gli alleati europei, con Paesi come il Regno Unito che hanno sostenuto l'intervento, mentre altri, come la Francia e la Germania nettamente contrari.
Gli ultimi 20 anni sono stati caratterizzati da politiche americane altalenanti tra chi, come Barack Obama e Joe Biden, aveva un approccio positivo verso l'Europa, riconoscendo l'importanza delle alleanze e della cooperazione transatlantica e chi, come Donald Trump, impostava la sua politica estera a seconda delle circostanze geopolitiche e delle sfide globali.
Comunque sia questi ultimi hanno adottato varie forme di politica estera, comprese posizioni isolazioniste o tendenze a ritirarsi da impegni internazionali.
Trump ha adottato un approccio apertamente isolazionista, enfatizzando l’"America First", imponendo dazi ai prodotti che arrivavano dall’estero. In particolare per quanto riguarda la NATO ha chiesto che i Paesi europei si facessero carico maggiormente delle proprie difese.
Biden, pur avendo un approccio più multilaterale, ha adottato alcune scelte come il ritiro delle truppe americane dall'Afghanistan che hanno avuto un forte sapore isolazionista. Diverso è il comportamento tenuto durante l’invasione russa in Ucraina.
La nuova presidenza americana dovrà fare i conti con una forte realtà che si è consolidata negli ultimi anni, i BRICS sono nati soprattutto sulla base di rivalità economiche e geopolitiche con l’Occidente che vede una possibile erosione della sua influenza globale.
La crescita economica dei Paesi dei BRICS impone all'Occidente di adattarsi a un nuovo ordine mondiale e bisognerà evitare di farlo in ordine sparso.
Gli Stati Uniti insieme all’Europa dovranno adottare nei confronti dei BRICS una politica di dialogo per trovare terreno comuni su questioni globali come la sanità, la sicurezza alimentare, la lotta alla povertà e il cambiamento climatico.
Tuttavia l’Unione Europea deve prepararsi anche a scenari di tipo diverso e Donald Trump, durante la sua precedente presidenza, ha più volte tentato di far capire agli alleati europei di concentrarsi sulle proprie necessità sia economiche sia militari e di contare unicamente sulle proprie forze.
Quindi, l’ Europa sa già a cosa andrà incontro nei prossimo quattro anni, dovrà adattarsi a questa nuova realtà e riconsiderare le proprie strategie come Partner degli Stati Uniti.
Lo dovrà fare affrontando insieme le sfide globali come il cambiamento climatico, la sicurezza e le questioni economiche, cercando il coordinamento su questioni globali di politica estera e di sicurezza internazionale sulle relazioni con i BRICS, sostenendo il commercio e gli investimenti ma soprattutto affrontando le sfide interne.
In poche parole, l’Unione Europea deve imparare a camminare da sola, deve diventare più autonoma e indipendente dalle influenze e dal supporto degli Stati Uniti, deve raggiungere una maggiore integrazione in materia di difesa per garantire la propria sicurezza senza dover dipendere esclusivamente dalle forze USA.
Deve avere politiche autonome ed essere in grado di rispondere in modo rapido ed efficace a crisi globali.
Deve quindi investire nella propria capacità di agire come un'unione coesa, in grado di gestire le proprie relazioni internazionali senza subire l'influenza diretta degli interessi americani.
L’Unione Europea potrà fare tutto questo se prenderà coscienza di essere il più grande mercato del mondo e di rappresentare il 20% del Prodotto Interno Lordo (PIL) del mondo e di cui tutti hanno bisogno.
Cioè di avere la consapevolezza di essere uno dei primi protagonisti globali. Speriamo che sia così!
In ogni caso è l’ora di svegliarsi !
Franco Torchia
Analista geopolitico
Fonte: Franco Torchia