Difesa europea: amb. Sessa, «Trump va preso sul serio»
13-03-2025 21:39 - Opinioni

GD - Roma, 13 mar. 27 - L'amb. Riccardo Sessa, presidente della SIOI Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale, ha sottolineato l'importanza di un'autonomia strategica per l'Europa al di fuori degli Usa.«L'Europa ha ricevuto un elettroshock. È finito il tempo di vivacchiare, bisogna creare una vera difesa comune». Le parole dell'ambasciatore Riccardo Sessa sintetizzano gli avvenimenti delle ultime settimane nella politica internazionale, con lo scompiglio provocato dalla nuova amministrazione americana, i suoi effetti sulla difesa europea e il ruolo giocato dall'attendismo cinese.
L'amb. Sessa nella sua carriera ha ricoperto il ruolo di Ambasciatore d'Italia a Belgrado, Teheran, Pechino oltre che di Rappresentante Permanente alla NATO. Ma è stato pure vicecapo di Gabinetto del Ministero degli Esteri e a lungo consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio Giulio Andreotti.
* D.: Amb. Sessa, con Donald Trump siamo davanti ad un vero ridimensionamento del ruolo degli Stati Uniti nel mondo oppure l'attivismo del presidente è parte di una tecnica negoziale in cui si alterneranno bastone e carota?
* Amb. Sessa: «È fuori discussione che Trump, nel pensare a fare di nuovo grande l'America, ha in mente una ridefinizione del ruolo degli Stati Uniti e, in particolare, del loro impegno militare all'interno della NATO e nel mondo. Personalmente ritengo che l'America fosse già grande ma, in questo disegno, c'è una certa coerenza con quanto in parte fatto da precedenti presidenti. Gli americani avvertono il peso militare che hanno da decenni sulle spalle e più di una volta hanno detto a noi europei di organizzarci e cominciare seriamente a pensare a un'autonomia strategica, cioè anche a una seria componente militare. Adesso Trump ha messo tutti di fronte a una nuova realtà. Sta bluffando da quel grande giocatore che è, o sta facendo sul serio? Beh, una serie di mosse e decisioni già prese ci portano a ritenere che vada preso sul serio. Sicuramente ha impresso una forte velocità agli avvenimenti internazionali e ha messo l'Ucraina e i suoi alleati in una situazione molto difficile».
D.: Situazione plasticamente rappresentata dallo scontro in diretta tv nello Studio Ovale…
* Amb. Sessa: «Preferisco non entrare nel dettaglio di quella vergognosa discussione con Zelensky in mondovisione. È stata una delle pagine più brutte nella storia recente delle relazioni internazionali».
D.: In questo cambio di narrazione e di strategia sulla guerra in Ucraina, il presidente ha il supporto dei cittadini americani?
* Amb. Sessa: «È evidente che qualcosa non funzioni, anche nei modi utilizzati per affrontare la questione. Ciò divide innanzitutto gli stessi americani. Mi riferisco a quando Trump ha preso in giro Zelensky dicendo che ha solo il 4-5% di consenso della sua popolazione. E con questo ha fatto finta di ignorare che in realtà il leader ucraino è ben oltre quel cinquanta percento e poco più che il presidente americano ha ottenuto alle elezioni, e che oggi è già diminuito perché gli americani, per primi, non capiscono più cosa stia succedendo».
D.: L'Europa ha delle responsabilità in quello che sta accadendo?
* Amb. Sessa: «Sicuramente, da tempo vado sostenendo che l'Occidente ha sbagliato nel fare di tutto perché la Federazione russa si ritrovasse tra le braccia della Cina. Però, resta il fatto che anche per gli Usa, fino all'altro ieri, la Russia e Putin erano i nemici, i protagonisti delle più clamorose violazioni della legalità internazionale. È dunque chiaro che il mondo, e in particolare l'Europa, si chieda che progetti abbia il presidente americano. Tanto più quando, come vede anche lei, gli Stati Uniti non vogliono neanche sentire parlare di aggressione russa all'Ucraina. Che la Russia sia una grande protagonista delle relazioni internazionali è fuori discussione, ma lo sono anche la Cina e, in parte, la Corea del Nord. C'è però modo e modo di costruire questo riavvicinamento di cui tutti si chiedono il vero senso».
D.: È pensabile una NATO senza Stati Uniti o nella quale il loro ruolo è fortemente ridimensionato?
* Amb. Sessa: «Gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo enorme per le grandi differenze in termini di investimenti, e quindi di mezzi, in quella che è una struttura di comando e controllo come l'umanità non ha mai avuto nella storia, frutto di decenni di condivisione di iniziative tra le forze armate di tutti i Paesi membri. Prima che l'Europa arrivi a quei livelli di investimenti passerà molto tempo: non ci illudiamo che la difesa comune si realizzi in pochi mesi. Dobbiamo essere molto onesti su questo: ci vorrà molto tempo. Per ora, è bene che gli europei si diano da fare».
D.: Gli Stati Uniti escono dalla NATO?
* Amb. Sessa: «Non lo so. Con Trump tutto è possibile. A quel punto sarebbe un'altra organizzazione, dove la componente nord-atlantica, perché la NATO significa innanzitutto North Atlantic, verrebbe seriamente rivista in favore del Canada e il resto dell'alleanza diverrebbe europea».
D.: Il piano di riarmo europeo da ottocento miliardi in 4 anni, proposto dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, è la giusta risposta?
* Amb. Sessa: «Non apprezzo il nome ReArm Europe perché il termine “riarmare” evoca scenari che possono preoccupare. Va però compreso che ci si deve organizzare affinché in caso di necessità e di emergenza l'Europa possa difendersi. Questo è il concetto».
D.: La Cina è finora rimasta in secondo piano nella retorica infuocata del presidente Trump, e gli stessi rappresentanti della Repubblica Popolare hanno tenuto un basso profilo nel rispondere ai dazi americani. Come potrebbero evolvere le relazioni tra i due Paesi?
* Amb. Sessa: «Gli Stati Uniti hanno sempre avuto un rapporto molto particolare con la Cina, non dimentichiamoci che da anni una parte rilevante del debito estero americano è in mani cinesi. Questo per dire che quando ci sono di mezzo i soldi, tutti sono costretti a ragionare in maniera diversa rispetto a ciò che dicono apertamente. La Cina però costituisce oggi agli occhi degli americani una minaccia. E il concetto strategico dell'Indo-Pacifico, pur problematico da un punto di vista militare, strategico e politico, nasce a Washington proprio in funzione anticinese ben prima del secondo mandato di Trump. Il presidente pensa di poter ritrovare un rapporto con la Russia anche per indebolire la Cina».
D.: Sarà sufficiente? Sarà una prospettiva concreta?
* Amb. Sessa: «Con Trump, come abbiamo detto, dobbiamo essere consapevoli che navighiamo a vista. I cinesi sono stati fino adesso abbastanza silenziosi, al di là di una dichiarazione di principio che hanno fatto pochi giorni fa. Questo comportamento è tipico della storia cinese, della loro cultura e non sorprende. I cinesi guardano al caos che si è scatenato sul mondo: stanno seduti sul bordo del fiume e aspettano di capire cosa succede e soprattutto stanno a guardare e ad ascoltare. È certo che ne vedremo delle belle tra Stati Uniti e Cina».
Andrea Pauri
Testata della Scuola di Giornalismo “Walter Tobagi”
Fonte: La Sestina
L'amb. Sessa nella sua carriera ha ricoperto il ruolo di Ambasciatore d'Italia a Belgrado, Teheran, Pechino oltre che di Rappresentante Permanente alla NATO. Ma è stato pure vicecapo di Gabinetto del Ministero degli Esteri e a lungo consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio Giulio Andreotti.
* D.: Amb. Sessa, con Donald Trump siamo davanti ad un vero ridimensionamento del ruolo degli Stati Uniti nel mondo oppure l'attivismo del presidente è parte di una tecnica negoziale in cui si alterneranno bastone e carota?
* Amb. Sessa: «È fuori discussione che Trump, nel pensare a fare di nuovo grande l'America, ha in mente una ridefinizione del ruolo degli Stati Uniti e, in particolare, del loro impegno militare all'interno della NATO e nel mondo. Personalmente ritengo che l'America fosse già grande ma, in questo disegno, c'è una certa coerenza con quanto in parte fatto da precedenti presidenti. Gli americani avvertono il peso militare che hanno da decenni sulle spalle e più di una volta hanno detto a noi europei di organizzarci e cominciare seriamente a pensare a un'autonomia strategica, cioè anche a una seria componente militare. Adesso Trump ha messo tutti di fronte a una nuova realtà. Sta bluffando da quel grande giocatore che è, o sta facendo sul serio? Beh, una serie di mosse e decisioni già prese ci portano a ritenere che vada preso sul serio. Sicuramente ha impresso una forte velocità agli avvenimenti internazionali e ha messo l'Ucraina e i suoi alleati in una situazione molto difficile».
D.: Situazione plasticamente rappresentata dallo scontro in diretta tv nello Studio Ovale…
* Amb. Sessa: «Preferisco non entrare nel dettaglio di quella vergognosa discussione con Zelensky in mondovisione. È stata una delle pagine più brutte nella storia recente delle relazioni internazionali».
D.: In questo cambio di narrazione e di strategia sulla guerra in Ucraina, il presidente ha il supporto dei cittadini americani?
* Amb. Sessa: «È evidente che qualcosa non funzioni, anche nei modi utilizzati per affrontare la questione. Ciò divide innanzitutto gli stessi americani. Mi riferisco a quando Trump ha preso in giro Zelensky dicendo che ha solo il 4-5% di consenso della sua popolazione. E con questo ha fatto finta di ignorare che in realtà il leader ucraino è ben oltre quel cinquanta percento e poco più che il presidente americano ha ottenuto alle elezioni, e che oggi è già diminuito perché gli americani, per primi, non capiscono più cosa stia succedendo».
D.: L'Europa ha delle responsabilità in quello che sta accadendo?
* Amb. Sessa: «Sicuramente, da tempo vado sostenendo che l'Occidente ha sbagliato nel fare di tutto perché la Federazione russa si ritrovasse tra le braccia della Cina. Però, resta il fatto che anche per gli Usa, fino all'altro ieri, la Russia e Putin erano i nemici, i protagonisti delle più clamorose violazioni della legalità internazionale. È dunque chiaro che il mondo, e in particolare l'Europa, si chieda che progetti abbia il presidente americano. Tanto più quando, come vede anche lei, gli Stati Uniti non vogliono neanche sentire parlare di aggressione russa all'Ucraina. Che la Russia sia una grande protagonista delle relazioni internazionali è fuori discussione, ma lo sono anche la Cina e, in parte, la Corea del Nord. C'è però modo e modo di costruire questo riavvicinamento di cui tutti si chiedono il vero senso».
D.: È pensabile una NATO senza Stati Uniti o nella quale il loro ruolo è fortemente ridimensionato?
* Amb. Sessa: «Gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo enorme per le grandi differenze in termini di investimenti, e quindi di mezzi, in quella che è una struttura di comando e controllo come l'umanità non ha mai avuto nella storia, frutto di decenni di condivisione di iniziative tra le forze armate di tutti i Paesi membri. Prima che l'Europa arrivi a quei livelli di investimenti passerà molto tempo: non ci illudiamo che la difesa comune si realizzi in pochi mesi. Dobbiamo essere molto onesti su questo: ci vorrà molto tempo. Per ora, è bene che gli europei si diano da fare».
D.: Gli Stati Uniti escono dalla NATO?
* Amb. Sessa: «Non lo so. Con Trump tutto è possibile. A quel punto sarebbe un'altra organizzazione, dove la componente nord-atlantica, perché la NATO significa innanzitutto North Atlantic, verrebbe seriamente rivista in favore del Canada e il resto dell'alleanza diverrebbe europea».
D.: Il piano di riarmo europeo da ottocento miliardi in 4 anni, proposto dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, è la giusta risposta?
* Amb. Sessa: «Non apprezzo il nome ReArm Europe perché il termine “riarmare” evoca scenari che possono preoccupare. Va però compreso che ci si deve organizzare affinché in caso di necessità e di emergenza l'Europa possa difendersi. Questo è il concetto».
D.: La Cina è finora rimasta in secondo piano nella retorica infuocata del presidente Trump, e gli stessi rappresentanti della Repubblica Popolare hanno tenuto un basso profilo nel rispondere ai dazi americani. Come potrebbero evolvere le relazioni tra i due Paesi?
* Amb. Sessa: «Gli Stati Uniti hanno sempre avuto un rapporto molto particolare con la Cina, non dimentichiamoci che da anni una parte rilevante del debito estero americano è in mani cinesi. Questo per dire che quando ci sono di mezzo i soldi, tutti sono costretti a ragionare in maniera diversa rispetto a ciò che dicono apertamente. La Cina però costituisce oggi agli occhi degli americani una minaccia. E il concetto strategico dell'Indo-Pacifico, pur problematico da un punto di vista militare, strategico e politico, nasce a Washington proprio in funzione anticinese ben prima del secondo mandato di Trump. Il presidente pensa di poter ritrovare un rapporto con la Russia anche per indebolire la Cina».
D.: Sarà sufficiente? Sarà una prospettiva concreta?
* Amb. Sessa: «Con Trump, come abbiamo detto, dobbiamo essere consapevoli che navighiamo a vista. I cinesi sono stati fino adesso abbastanza silenziosi, al di là di una dichiarazione di principio che hanno fatto pochi giorni fa. Questo comportamento è tipico della storia cinese, della loro cultura e non sorprende. I cinesi guardano al caos che si è scatenato sul mondo: stanno seduti sul bordo del fiume e aspettano di capire cosa succede e soprattutto stanno a guardare e ad ascoltare. È certo che ne vedremo delle belle tra Stati Uniti e Cina».
Andrea Pauri
Testata della Scuola di Giornalismo “Walter Tobagi”
Fonte: La Sestina