Crociata: dinamica riarmo, «colpo al cuore per il disegno dell’Unione»
26-10-2024 17:40 - Opinioni
foto Gennari Siciliani / Comece
GD - Roma, 26 ott. 24 - Per il presidente della Commissione degli Episcopati Cattolici dell’Unione Europea Comece, Mariano Crociata, «ciò che sta avvenendo, soprattutto con l’attuale dinamica di riarmo, costituisce una formidabile contraddizione e un colpo al cuore per il disegno che sta all’origine dell’Unione europea, la quale nasce come comunità di nazioni e di popoli che doveva rendere impossibile il ritorno della guerra sul suolo europeo e tra Paesi europei». Lo ha spiegato durante la Giornata di studio e riflessione sul tema “Esiste una guerra giusta? I valori europei in tempi di aggressione”, alla Pontificia Università Gregoriana.
«Viene da chiedersi se questo non debba significare una sorta di cambiamento della natura originaria propria di una Unione europea che finora ha visto compiersi un processo di integrazione di tipo soprattutto economico e regolativo», ha osservato, «ma non ancora, e ora più difficile che mai, di carattere politico». L’Ue, ha sottolineato, «è nata come un progetto di pace. Lo sarà ancora dopo tutto ciò che sta accadendo? E che cosa vorrà o dovrà diventare?».
Il presidente dei vescovi UE ha messo l’accento sui tanti interrogativi aperti dalle violazioni che si compiono su tutti i fronti. «Sono tali e tante che qualche osservatore fa notare come sia diventato in molti casi impossibile distinguere tra guerra e terrorismo. Quale pace può essere veramente tale, viene da chiedersi, quando sono in atto guerre come quelle in corso? E ancora: se la pace non è solamente assenza di guerra, quale pace può esserci sotto la minaccia di una nuova guerra? E quale pace quando diritti, libertà e verità vengono conculcati?».
L’appello allora è a «fare ricorso a tutti gli strumenti e attingere a tutte le risorse culturali e spirituali, politiche e diplomatiche per escogitare iniziative efficaci, adeguate alla gravità del momento. Come vescovi della Comece», ha detto ancora, «abbiamo voluto ribadire, a una Unione Europea che inizia una tappa nuova della sua storia, l’incoraggiamento a svolgere un ruolo attivo nel dare forma e offrire al continente e al mondo una visione rinnovata per la stabilità, la giustizia e la pace».
«Viene da chiedersi se questo non debba significare una sorta di cambiamento della natura originaria propria di una Unione europea che finora ha visto compiersi un processo di integrazione di tipo soprattutto economico e regolativo», ha osservato, «ma non ancora, e ora più difficile che mai, di carattere politico». L’Ue, ha sottolineato, «è nata come un progetto di pace. Lo sarà ancora dopo tutto ciò che sta accadendo? E che cosa vorrà o dovrà diventare?».
Il presidente dei vescovi UE ha messo l’accento sui tanti interrogativi aperti dalle violazioni che si compiono su tutti i fronti. «Sono tali e tante che qualche osservatore fa notare come sia diventato in molti casi impossibile distinguere tra guerra e terrorismo. Quale pace può essere veramente tale, viene da chiedersi, quando sono in atto guerre come quelle in corso? E ancora: se la pace non è solamente assenza di guerra, quale pace può esserci sotto la minaccia di una nuova guerra? E quale pace quando diritti, libertà e verità vengono conculcati?».
L’appello allora è a «fare ricorso a tutti gli strumenti e attingere a tutte le risorse culturali e spirituali, politiche e diplomatiche per escogitare iniziative efficaci, adeguate alla gravità del momento. Come vescovi della Comece», ha detto ancora, «abbiamo voluto ribadire, a una Unione Europea che inizia una tappa nuova della sua storia, l’incoraggiamento a svolgere un ruolo attivo nel dare forma e offrire al continente e al mondo una visione rinnovata per la stabilità, la giustizia e la pace».
In un messaggio, Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, ha detto che «ci troviamo di fronte a sfide complesse che stanno ridisegnando l'assetto politico, economico e sociale dell’Unione. Il concetto di una “nuova Europa” riflette proprio l’urgenza di adattarsi e rispondere in modo efficace a queste sfide. L’Europa è uno dei cardini, insieme agli Stati Uniti, della politica estera dell’Italia, perché dall’Europa provengono la pace la sicurezza e il benessere dei nostri cittadini. L’avvio di un nuovo ciclo istituzionale è l’occasione per impostare riforme ambiziose, se vogliamo che l’Unione Europea sia protagonista sullo scenario internazionale. Membro fondatore e seconda manifattura d’Europa, l’Italia ha in questo sforzo collettivo un ruolo centrale, come dimostra anche l’inclusione di molte nostre proposte nel programma della Presidente della Commissione Europea von der Leyen. Da sempre lavoriamo per una Europa protagonista, che affronti le sfide globali con grandi progetti, che non si perda nei micro-regolamenti, che assicuri solidarietà e crescita. L’Europa non è un’opzione, ma una necessità e si costruisce a partire dalle comunità, dai cittadini, dai giovani. Il Governo italiano lavora per rendere l’Europa più forte e capace di affrontare le sfide globali che si presentano davanti a noi, a partire da una gestione davvero europea e comune dei flussi migratori e della lotta ai trafficanti di esseri umani. Oltre 80 anni dopo, la storia europea ci ha dimostrato l’importanza del percorso di integrazione e del lavoro comune. Il ritorno di una brutale guerra di aggressione in Europa, dopo decenni di pace, ci pone davanti a una sfida particolarmente difficile. Questo conflitto, infatti, minaccia i valori fondanti del progetto europeo: la libertà, la democrazia, il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. In questo quadro, siamo in prima linea in Europa e nel G7, di cui esercitiamo la Presidenza, nel sostegno a 360 gradi all’Ucraina per una pace giusta. Che non può essere la resa di Kiev. In questo scenario preoccupante le ragioni profonde della costruzione europea sono oggi più che mai attuali: pace, crescita e sviluppo, che sono anche le parole d’ordine della nostra Presidenza di turno del G7. L’Europa è la risposta alla guerra agli orrori dei conflitti per questo siamo chiamati a difendere il progetto europeo per dare un senso concreto alle parole “mai più”. Contate su di me, contate sul Governo!», ha concluso il ministro Antonio Tajani.
Diversi i temi sul tavolo nei quattro panel in cui è stata articolata la giornata all'Università Gregoriana: il diritto di difesa e lo Stato di diritto in tempo di guerra; la legittimità della guerra come rimedio a dittature e i crimini contro l’umanità; la protezione della dignità umana in tempo di guerra; i processi di pacificazione, ovvero come garantire una giustizia sostenibile dopo la guerra.
Ad animare le discussioni professori e ambasciatori, membri del Parlamento Europeo, della Caritas europea, della Croce rossa italiana, dell’Ordinariato militare e di altre istituzioni.
Fonte: Redazione