Cancel culture e diplomazia: la crisi tra Messico e Spagna
27-09-2024 14:07 - Opinioni
GD - Roma, 27 set 24 - È in atto una grave crisi diplomatica tra Spagna e Messico per il mancato invito del Re Felipe VI di Borbone alla cerimonia di insediamento della progressista Claudia Sheinbaum Pardo, la prima donna eletta alla presidenza della Repubblica degli Stati Uniti del Messico. Il Governo di Madrid ha deciso di non partecipare all’evento ad alcun livello, mentre in un primo tempo era prevista la presenza del ministro degli Esteri, José Manuel Albares Bueno, e di Yolanda Díaz Pérez, seconda vicepresidente del Governo.
Come noto, il Re di Spagna di regola guida la delegazione del suo Paese in occasione dell’insediamento dei Capi di Stato dei Paesi dell’America Latina. Felipe VI, in particolare, anche quando era solo il Principe delle Asturie, ha spesso partecipato ad analoghe cerimonie nei diversi Paesi latino-americani, comprese le prese di possesso dei presidenti del Messico, Felipe Calderón (2006), Enrique Peña Nieto (2012) e Andrés Manuel López Obrador (2018).
Alla cerimonia, che avrà luogo il prossimo 1° ottobre a Città del Messico, sono stati invitati tutti gli Stati con i quali il Messico intrattiene relazioni diplomatiche.
La ragione del mancato invito alla Spagna va ricondotta al silenzio serbato da Felipe VI, che ha lasciato senza riscontro la lettera personale inviatagli il 1° marzo 2019, dal presidente messicano López Obrador, nella quale veniva chiesto che il Regno di Spagna ammettesse le responsabilità storiche e riconoscesse pubblicamente e ufficialmente i danni causati al Messico durante la conquista ed il lungo periodo coloniale, caratterizzato da sistematico sfruttamento, compresa la cristianizzazione forzata della popolazione indigena.
Queste scuse formali, una sorta di risarcimento politico per il passato coloniale, avrebbero permesso, secondo López Obrador, di iniziare una nuova fase delle relazioni tra i due Stati. Alla richiesta la casa regnante spagnola non ha dato alcun seguito e il Governo di Madrid si è pure lamentato che la lettera non sia rimasta riservata.
Claudia Sheinbaum, erede politica di López Obrador, dopo la recente conversazione telefonica con il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, ha rilevato sui suoi social che la mancata risposta di Madrid è contraria alle migliori pratiche diplomatiche, aggiungendo, tuttavia, che le relazioni tra i due Paesi restano intatte, nonostante la vicenda in discorso.
Da parte sua Sánchez ha affermato che la Spagna considera il Messico come un Paese fratello e che l’esclusione dalla cerimonia di insediamento del Capo di Stato spagnolo è “inaccettabile” e “inspiegabile”.
Va rammentato che la dominazione spagnola del Messico, allora parte del Vicereame della Nuova Spagna, che comprendeva oltre al Messico anche California, Arizona, Nuovo Messico e Texas degli odierni Stati Uniti, durò tre secoli, essendo iniziata nel 1521, quando Hernán Cortés abbatté con la forza l’Impero azteco e distrusse la capitale Tenochtitlán. Il dominio spagnolo entrò in crisi nel 1808 a seguito della nomina di Giuseppe Bonaparte a Re di Spagna. Nel settembre 1810 iniziò la guerra di indipendenza, che si concluse con il Trattato di Cordoba del 24 agosto 1821, che riconobbe il Messico come nazione indipendente. Il 27 settembre successivo fu adottato l’atto di indipendenza dell’Impero messicano e il 19 maggio 1822 fu pubblicato il decreto che ufficializzò la nomina di Augustín de Iturbide a primo imperatore costituzionale, con il nome di Augustín I. L’anno successivo l’Impero fu sciolto e fu creata la prima Repubblica federale messicana.
Le relazioni diplomatiche fra Messico e Spagna ebbero però inizio soltanto quindici anni dopo, il 28 dicembre 1836, con la firma del trattato di pace e di amicizia tra i due Stati. Vale la pena anche di ricordare che durante la guerra civile spagnola (1936-1939) il Messico appoggiò i repubblicani, ai quali vendette armi, petrolio e derrate alimentari, ne prese le difese davanti alla Società delle Nazioni e dette asilo nell’ambasciata a Madrid a centinaia di oppositori di Francisco Franco. Quando questi salì al potere, il Messico ruppe le relazioni diplomatiche, anche se, fino al 1942, furono mantenuti rapporti informali al fine di organizzare l’accoglienza in Messico dei rifugiati spagnoli, che fu anche agevolata dai visti concessi da Gilberto Bosques Saldívar, console del Messico a Marsiglia, nella Francia di Vichy. Inoltre, nel 1945, il Governo spagnolo in esilio fu ospitato in Messico.
Le relazioni diplomatiche fra i due stati furono ristabilite soltanto il 28 marzo 1977. Nel novembre 1978 la visita di Re Juan Carlos di Borbone in Messico suggellò la riconciliazione della Spagna con gli esiliati repubblicani. Il 16 luglio 2007 venne anche sottoscritta una dichiarazione per approfondire l’associazione strategica tra i due Paesi.
Tuttavia, dal febbraio 2022, le relazioni sono state messe “in pausa”, come affermò il presidente López Obrador sia per la omessa autocritica del passato coloniale da parte di Madrid, sia per divergenze circa il ruolo delle imprese spagnole in Messico, in particolare Iberdrola e Repsol, talvolta ritenuto predatorio. Inoltre, al Messico certamente non ha fatto piacere la concessione della cittadinanza spagnola all’ex presidente Carlos Salinas de Gortari, nonché il permesso di soggiorno accordato agli ex presidenti Felipe Calderón ed Enrique Peña Nieto.
Va detto però che, nonostante la detta “pausa”, le relazioni diplomatiche tra i due Paesi non hanno subito alcun affievolimento, registrando visite reciproche a livello di ministri degli Esteri, con la firma di accordi di cooperazione economica, scientifica e tecnica. Inoltre, sul piano commerciale, la Spagna continua ad essere il quarto partner commerciale del Messico, dopo Stati Uniti, Canada e Cina e il secondo, dopo gli Stati Uniti, come investitore diretto, registrando altresì una forte presenza nel mercato messicano delle banche spagnole Santander e BVVA.
C’è da augurarsi, quindi, che superata l’attuale crisi i due Paesi possano riprendere una collaborazione fruttuosa, come si conviene tra Paesi amici e tra popoli che si considerano fratelli.
Carlo Curti Gialdino
Vicepresidente Istituto Diplomatico Internazionale
Fonte: Carlo Curti Gialdino
Come noto, il Re di Spagna di regola guida la delegazione del suo Paese in occasione dell’insediamento dei Capi di Stato dei Paesi dell’America Latina. Felipe VI, in particolare, anche quando era solo il Principe delle Asturie, ha spesso partecipato ad analoghe cerimonie nei diversi Paesi latino-americani, comprese le prese di possesso dei presidenti del Messico, Felipe Calderón (2006), Enrique Peña Nieto (2012) e Andrés Manuel López Obrador (2018).
Alla cerimonia, che avrà luogo il prossimo 1° ottobre a Città del Messico, sono stati invitati tutti gli Stati con i quali il Messico intrattiene relazioni diplomatiche.
La ragione del mancato invito alla Spagna va ricondotta al silenzio serbato da Felipe VI, che ha lasciato senza riscontro la lettera personale inviatagli il 1° marzo 2019, dal presidente messicano López Obrador, nella quale veniva chiesto che il Regno di Spagna ammettesse le responsabilità storiche e riconoscesse pubblicamente e ufficialmente i danni causati al Messico durante la conquista ed il lungo periodo coloniale, caratterizzato da sistematico sfruttamento, compresa la cristianizzazione forzata della popolazione indigena.
Queste scuse formali, una sorta di risarcimento politico per il passato coloniale, avrebbero permesso, secondo López Obrador, di iniziare una nuova fase delle relazioni tra i due Stati. Alla richiesta la casa regnante spagnola non ha dato alcun seguito e il Governo di Madrid si è pure lamentato che la lettera non sia rimasta riservata.
Claudia Sheinbaum, erede politica di López Obrador, dopo la recente conversazione telefonica con il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, ha rilevato sui suoi social che la mancata risposta di Madrid è contraria alle migliori pratiche diplomatiche, aggiungendo, tuttavia, che le relazioni tra i due Paesi restano intatte, nonostante la vicenda in discorso.
Da parte sua Sánchez ha affermato che la Spagna considera il Messico come un Paese fratello e che l’esclusione dalla cerimonia di insediamento del Capo di Stato spagnolo è “inaccettabile” e “inspiegabile”.
Va rammentato che la dominazione spagnola del Messico, allora parte del Vicereame della Nuova Spagna, che comprendeva oltre al Messico anche California, Arizona, Nuovo Messico e Texas degli odierni Stati Uniti, durò tre secoli, essendo iniziata nel 1521, quando Hernán Cortés abbatté con la forza l’Impero azteco e distrusse la capitale Tenochtitlán. Il dominio spagnolo entrò in crisi nel 1808 a seguito della nomina di Giuseppe Bonaparte a Re di Spagna. Nel settembre 1810 iniziò la guerra di indipendenza, che si concluse con il Trattato di Cordoba del 24 agosto 1821, che riconobbe il Messico come nazione indipendente. Il 27 settembre successivo fu adottato l’atto di indipendenza dell’Impero messicano e il 19 maggio 1822 fu pubblicato il decreto che ufficializzò la nomina di Augustín de Iturbide a primo imperatore costituzionale, con il nome di Augustín I. L’anno successivo l’Impero fu sciolto e fu creata la prima Repubblica federale messicana.
Le relazioni diplomatiche fra Messico e Spagna ebbero però inizio soltanto quindici anni dopo, il 28 dicembre 1836, con la firma del trattato di pace e di amicizia tra i due Stati. Vale la pena anche di ricordare che durante la guerra civile spagnola (1936-1939) il Messico appoggiò i repubblicani, ai quali vendette armi, petrolio e derrate alimentari, ne prese le difese davanti alla Società delle Nazioni e dette asilo nell’ambasciata a Madrid a centinaia di oppositori di Francisco Franco. Quando questi salì al potere, il Messico ruppe le relazioni diplomatiche, anche se, fino al 1942, furono mantenuti rapporti informali al fine di organizzare l’accoglienza in Messico dei rifugiati spagnoli, che fu anche agevolata dai visti concessi da Gilberto Bosques Saldívar, console del Messico a Marsiglia, nella Francia di Vichy. Inoltre, nel 1945, il Governo spagnolo in esilio fu ospitato in Messico.
Le relazioni diplomatiche fra i due stati furono ristabilite soltanto il 28 marzo 1977. Nel novembre 1978 la visita di Re Juan Carlos di Borbone in Messico suggellò la riconciliazione della Spagna con gli esiliati repubblicani. Il 16 luglio 2007 venne anche sottoscritta una dichiarazione per approfondire l’associazione strategica tra i due Paesi.
Tuttavia, dal febbraio 2022, le relazioni sono state messe “in pausa”, come affermò il presidente López Obrador sia per la omessa autocritica del passato coloniale da parte di Madrid, sia per divergenze circa il ruolo delle imprese spagnole in Messico, in particolare Iberdrola e Repsol, talvolta ritenuto predatorio. Inoltre, al Messico certamente non ha fatto piacere la concessione della cittadinanza spagnola all’ex presidente Carlos Salinas de Gortari, nonché il permesso di soggiorno accordato agli ex presidenti Felipe Calderón ed Enrique Peña Nieto.
Va detto però che, nonostante la detta “pausa”, le relazioni diplomatiche tra i due Paesi non hanno subito alcun affievolimento, registrando visite reciproche a livello di ministri degli Esteri, con la firma di accordi di cooperazione economica, scientifica e tecnica. Inoltre, sul piano commerciale, la Spagna continua ad essere il quarto partner commerciale del Messico, dopo Stati Uniti, Canada e Cina e il secondo, dopo gli Stati Uniti, come investitore diretto, registrando altresì una forte presenza nel mercato messicano delle banche spagnole Santander e BVVA.
C’è da augurarsi, quindi, che superata l’attuale crisi i due Paesi possano riprendere una collaborazione fruttuosa, come si conviene tra Paesi amici e tra popoli che si considerano fratelli.
Carlo Curti Gialdino
Vicepresidente Istituto Diplomatico Internazionale
Fonte: Carlo Curti Gialdino