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Inaugurata statua a Gabriele D’Annunzio a Trieste, ferma protesta formale della Croazia

12-09-2019 17:46 - Persone
GD – Trieste, 12 set. 19 - Il poeta e irredentista Gabriele D'Annunzio da oggi ha una statua che ne ricorda le capacità letterarie ma, indirettamente, anche le gesta nel centenario dell'impresa di Fiume, occupata il 12 settembre del 1919 dal Vate alla testa dei suoi legionari.. La statua è stata inaugurata nella centrale piazza della Borsa, su decisione della giunta di centrodestra guidata da Roberto Dipiazza. Ma l'iniziativa ha innescato ferme reazioni, pure diplomatiche, in Croazia dove prevale l'interpretazione che l'epica “Impresa di Fiume” fu un'occupazione illegale della città, il preludio e «una prova generale per l'avvento del fascismo» che ebbe un forte nota antislava.
Il ministero degli Esteri di Zagabria ha consegnato una nota di protesta verbale all'ambasciatore italiano, Adriano Chiodi Cianfarani, nella quale si afferma che, «sebbene si sia trattato di una decisione delle autorità locali e non nazionali», l'inaugurazione della statua, come «il ricordo dell'anniversario dell'occupazione di Rijeka (Fiume) in alcune altre città italiane, non sono mina le relazioni amichevoli e di buon vicinato tra i due Paesi, ma è anche il riconoscimento di un'ideologia e di azioni che sono in profondo contrasto con i valori europei».
Nella notte sconosciuti hanno innalzato la bandiera italiana sul Palazzo del Governatore, a Fiume, che durante l'occupazione della città contesa dall'Italia e dall'allora Jugoslavia venne usato da D'Annunzio come sua residenza. Sul posto è intervenuta la polizia croata, che ha rimosso la bandiera e ha spiegato che si è trattato di quella del Regno d'Italia, non di quella attuale della Repubblica italiana. Sono stati rinvenuti anche volantini, di cui però non è stato precisato il contenuto. Due giovani italiani, di 19 e 20 anni, sono stati intanto fermati questa mattina davanti allo stesso Palazzo, con delle bandiere italiane.
Dopo la nota diplomatica di protesta di Zagabria il presidente della Croazia, Kolinda Grabar Kitarovic, ha fermamente condannato «l'inaugurazione della scandalosa statua della discordia». Per la presidente croata i rapporti tra Italia e Croazia «si fondano oggi su valori che sono in totale contrasto con tutto quello che ha fatto colui al quale è stata dedicata la scandalosa statua della discordia». Kitarovic ha inoltre scritto su Twitter, che si «vuole celebrare l'irredentismo e l'occupazione» di Fiume che «fu e resterà una parte fiera della sua Patria croata».
In serata a Fiume è stata inaugurata una mostra intitolata «L'Olocausto di D'Annunzio», che in tono critico ripercorre la storia dei sedici mesi di occupazione dei legionari dannunziani della città adriatica.
Di diverso avviso la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, secondo la quale «l'inaugurazione a Trieste di una statua dedicata a Gabriele D'Annunzio nel centenario dell'impresa di Fiume è un'iniziativa estremamente importante perché rende onore alla memoria di un grande italiano che ha segnato la storia nazionale. Il nostro ringraziamento va al sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, e a tutta la Giunta, ai quali va riconosciuto il merito di aver portato avanti con coraggio e determinazione questa scelta».
Contro la statua di Gabriele D'Annunzio a Trieste si è espresso il sindaco di Fiume, Vojko Obersnel, che ha definito il poeta «un precursore dell'ideologia fascista». «Condanno fermamente il monumento eretto oggi all'uomo che cent'anni fa ha imposto con un'occupazione l'autorità italiana a Fiume, contrariamente a tutte le decisioni delle grandi potenze e della diplomazia internazionale», ha dichiarato il sindaco della città nordadriatica. Per Obersnel l'amministrazione di D'Annunzio a Fiume, durata sedici mesi (dal 12 settembre 1919 fino al gennaio del 1921), fu per la città un periodo «orrendo, caratterizzato da quest'uomo che distruggeva tutto ciò che toccava». L'occupazione dannunziana «fu un'epoca sanguinosa e difficile per Fiume che vide la rovina della propria economia e una degenerazione generale». I legionari guidati dal poeta, entrati in una città libera e prosperosa, ha detto Obersnel, «imposero con la violenza il loro potere per terrorizzare la popolazione croata e non-italiana di Fiume». Secondo Obersnel l'inaugurazione della statua di D'Annunzio proprio oggi «non può essere intesa in altro modo che come una glorificazione dell'occupazione violenta di una città». «Sebbene alcuni oggi in Italia vorrebbero dimostrare che D'Annunzio non fu un ispiratore del fascismo, è un fatto noto che la sua politica fu nazionalista, sciovinista, e riconosceva solamente gli italiani, ritenendo che tutti gli altri abitanti di Fiume e la loro cultura fossero inferiori», ha concluso il sindaco di Fiume.
Alcuni manifesti con la sigla “Vfs Veneto fronte skinheads”, inneggianti all'annessione di Fiume all'Italia sono stati affissi la scorsa notte sulla sede del consolato della Croazia in piazza Goldoni a Trieste. Le foto sono state pubblicate sul sito del quotidiano della minoranza slovena in Italia, il “Primorski Dnevnik”. I manifesti oltre alla foto di Gabriele D'Annunzio e la bandiera italiana citano la frase che il Vate pronunciò entrando a Fiume alla guida di circa 2 mila legionari: «Io soldato, io volontario, io mutilato di guerra, sento di interpretare la volontà di tutto il sano popolo d'Italia proclamando l'annessione di Fiume alla Patria. Quis contra nos?». I manifesti sono stati affissi in altre città italiane, tra le quali Verona, Padova, Bolzano.
Tra i sostenitori della statuta a D'Annunzio a Trieste c'è lo storico Giordano Bruno Guerri, curatore della mostra a Trieste e dal 2008 presidente del Vittoriale, di Gardone Rivierala. «La data dell'inaugurazione della statua a Gabriele D'Annunzio nel giorno dell'impresa di Fiume è stata scelta dal Comune di Trieste, dove è stata organizzata una grande mostra su quell'evento storico. Il giorno migliore sarebbe probabilmente stato quello del taglio del nastro della mostra il 12 luglio, ma la statua non era ancora pronta... Se il sindaco triestino ha scelto così, bene così. E la statua ritrae non un D'Annunzio 'irredentista' ma un poeta seduto che legge un libro», ha detto Guerri alla stampa. Ed ha aggiunto che «quello che è sicuro è che serve una memoria condivisa sull'impresa di Fiume fra italiani e croati, che deve essere diversa da quelle falsificate da un lato da Mussolini e dall'altro lato da Tito. Sul Vittoriale sventolano quattro bandiere e con quelle di Trieste, di Trento e di Venezia c'è anche quella di Fiume, come voleva D'Annunzio: ma è la bandiera croata di Fiume, non quella 'italiana'. È chiaro che l'impresa di D'Annunzio fu un atto di nazionalismo, ma comprensibile nell'immediato dopoguerra del primo conflitto mondiale che fu vissuto come una quarta guerra d'indipendenza ma che portò ad accordi di pace non condivisi da gran parte dell'opinione pubblica e politica italiana». Per Giordano Bruno Guerri, «occorre riflettere insieme su quell'evento. Il fascismo si impossessò a posteriori dell'impresa di Fiume, iscrivendola nel mito della 'vittoria mutilata'; una versione, quella di Mussolini, che non è quella giusta anche perché il fascismo non ebbe nulla a che fare con l'impresa di D'Annunzio che, anzi, fu ingannato dal Muce; ma che è stata accettata in seguito anche dall'Italia repubblicana e democratica. Così come la versione di Tito dell'occupazione fascista viene accettata dalle autorità croate anche ora che il regime comunista è caduto. Una cosa è certa: la maggioranza dei fiumani come degli istriani era italofona e chiedeva esplicitamente l'annessione all'Italia», ha concluso Guerri.
Infine, il Vate è stato commemorato anche a Monfalcone (Gorizia). «D'Annunzio e i Legionari sono stati, per tanto tempo, ignorati e rimossi dalla storiografia ufficiale del nostro Paese, così come sono state rimosse e neglette altre vicende cruciali del Novecento, come l'immane esodo dall'Istria e l'orribile tragedia delle foibe, la scomparsa di tanti italiani, anche di questo nostro territorio, durante l'infausta occupazione delle truppe agli ordini di Tito», ha detto Anna Maria Cisint, sindaco della città isontina dei cantieri, nel corso della cerimonia ufficiale di commemorazione del Centenario dell'Impresa di Fiume che si è tenuta nel pomeriggio.
«D'Annunzio andò a Fiume, città allora profondamente italiana, per evitare che quelle terre fossero assegnate dal Trattato di Pace alla Jugoslavia», ha proseguito. «Non fu solamente un atto di avventurismo o di mero nazionalismo, quanto la risposta a quella che appariva come una "Vittoria Mutilata". A cento anni da quel 12 settembre 1919, se si guardano quelle vicende al di fuori dei pregiudizi ideologici, che inquinano la memoria e la storia, è possibile dare a quei fatti il dovuto rilievo e la giusta dimensione», ha concluso il sindaco Cisint.


Fonte: Redazione
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