Il Sigaro Italico porta anche all´estero il piacere del fumo Made in Italy
28-02-2018 15:58 - Made in Italy
GD - Treviso, 28 feb. 18 - Il piacere di una aromatica voluta di fumo può concorrere ad affermare le qualità del Made in Italy anche all´estero. Sul solco di una ormai secolare tradizione nella lavorazione del tabacco, una giovane azienda trevigiana non solo sta scalfendo un granitico colosso, nato dal Monopolio, ma sta pure conquistando giorno dopo giorno quote di mercato estero affermandosi come un prodotto simbolo della qualità Made in Italy.
Fonte: Redazione
Ha pochi anni di vita il Moderno Opificio del Sigaro Italiano Srl, azienda artigianale, sorta quattro anni fa nel trevigiano a ridosso del confine con il pordenonese, specializzatasi nella produzione del tipico sigaro Italico, anzi Ambasciator Italico, come si chiama il loro prodotto di punta e che sta riscuotendo consenso in Italia e all´estero.
«Un folle». Così il giornalista ed economista Oscar Giannino ha recentemente definito Cesare Pietrella, fondatore e presidente del Moderno Opificio del Sigaro Italiano srl, durante la sua trasmissione a Radio 24. Ed in effetti solo un folle poteva mettersi in testa di andare contro un´azienda ex monopolista con 200 anni di storia alle spalle e un fatturato di quasi 100 milioni di euro. Insomma, una sfida non semplice.
Il Moderno Opificio del Sigaro Italiano è nato nel 2013. La volontà del fondatore, come lui stesso racconta, «era quella di offrire al mercato una valida alternativa all´unico prodotto italiano, di nome e quasi di fatto, presente nel panorama del sigaro italiano, grazie ad una visione fantascientifica, ma ad un background solido nel settore del tabacco».
La produzione del sigaro Ambasciator Italico è cominciata il 3 febbraio 2014, dopo una serie interminabile di pratiche burocratiche dettate da un sistema di gestione che non facilita di certo i nuovi player. I primi sigari - "Classico Ammezzato", "Liquirizia" e "Ammazzacaffè" - sono usciti nel mercato a settembre dello stesso anno, in poche tabaccherie sparse lungo lo Stivale.
Pietrella ricorda: «I quattro macchinari utilizzati per rollare i primi sigari risalgono al 1960, prodotti in camme e leve in ghisa da un´azienda fallita qualche anno dopo. Per inscatolare i sigari si è utilizzato personale formato internamente, che seleziona i sigari uno ad uno prima di inserirli nei pacchetti. Questa operazione garantisce la massima qualità del prodotto finale in quanto i sigari non conformi ai nostri standard vengono immediatamente scartati».
Nel 2015 sono stati lanciati altri tre prodotti: la versione intera del "Classico", con una stagionatura maggiore, di nove mesi; il "Soave", sigaro leggermente aromatizzato adatto a chi si approccia per la prima volta al mondo del fumo lento; il "Superiore", prodotto premium per tabacchi utilizzati e dimensioni, con una stagionatura di almeno un anno. A seguire sono stati lanciati "Il Buttero", con solo tabacco Kentucky italiano, il "Bianco Stellato", aromatizzato all´anice, e il "Rosso Arabico", al caffè.
«Come edizioni limitate, invece», racconta ancora Pietrella, «ci siamo inventati qualcosa di mai visto prima: nel 2016 il sigaro - di base il "Superiore" con 12 mesi di maturazione - affinato ulteriori tre mesi in vecchie botti di grappa bianca (il "Riserva Premium"), nel 2017 in barrique di rovere (il Barricato)».
«Per far fronte alla difficoltà di reperire tabacco Kentucky in Italia (i coltivatori hanno contratti diretti con l´ex monopolista), nel 2015 abbiamo avviato le nostre proprie coltivazioni, nella zona sud di Verona, dove il terreno di medio impasto è ideale per la coltivazione di Kentucky. Il progetto è partito grazie alla collaborazione con un ex coltivatore di tabacco da tre generazioni. Il tabacco che raccogliamo ogni anno viene completamente utilizzato per i nostri sigari. Il restante tabacco utilizzato per i nostri sigari è di provenienza o italiana o nord americana (Tennessee)».
A far capire come questa azienda artigianale stia consolidandosi risalendo costantemente e caparbiamente la china bastano un po´ di numeri:
nel 2014:
• dipendenti: 13
• vendita Italia: 500.000 sigari
• quota mercato: 0,3%
nel 2015:
• dipendenti: 17
• vendita Italia: 1.5 milioni di sigari
• quota mercato: 0,8%
nel 2016:
• dipendenti: 20
• vendita Italia: 2.3 milioni di sigari
• quota mercato: 1,3% secondo player italiano
nel 2017:
• dipendenti: 35
• vendita Italia: 4.5 milioni di sigari (+ 97% rispetto al 2016)
• vendita totale: oltre 5 milioni di sigari
• quota mercato a dicembre 2017: 4%
• fatturato: oltre i 2 milioni di €.
Un occhio di riguardo Pietrella e il suo staff lo riservano all´estero. «L´´Ambasciator Italico´ è già presente in diversi Paesi, e in molti altri stiamo negoziando il primo inserimento. La Slovenia è stato il primo dove abbiamo lanciato il prodotto fuori dai confini nazionali, nel 2015. Ad oggi è possibile trovare i nostri sigari in Croazia, Serbia, Romania, Lituania, Turchia, U.S.A., Stato del Vaticano e, tra poche settimane, nel Regno Unito».
Le vendite estere 2017, ha aggiunto l´eroico imprenditore del fumo garbato, «sono state di quasi 1 milione sigari, mentre per quest´anno prevediamo una vendita di più di 1 milione e mezzo di pezzi, grazie anche al possibile inserimento di ´Ambasciator Italico´ a Cipro, Spagna, Germania e Austria».
Ma il fronte dell´export non si ferma qui: «Riceviamo in continuo richieste di distribuzione dai principali paesi europei, Russia, medio oriente e Australia". Ad oggi, però, la crescente domanda nazionale è talmente elevata e in costante aumento che vogliamo dare priorità all´Italia, senza rischiare di aprire nuovi mercati e trovarci in un secondo momento a non riuscire ad evadere le richieste estere».
Per il 2018 sono previsti diversi investimenti, soprattutto in macchinari. Questa la fotografia del Moderno Opificio del Sigaro Italiano, una realtà giovane che nel giro di pochissimi anni è arrivata ad essere il secondo player in Italia nel panorama dei sigari, non solo in rispetto al (quasi) monopolista, ma rispetto a tutte le multinazionali italiane ed estere che vendono sigari in Italia, anche da più di 30 anni.
Fonte: Redazione