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Azerbaigian: amb. Ahmadzada a GD «da decenni impegnati per soluzione politica»

31-08-2020 12:07 - Ambasciate
GD - Roma, 31 ago. 20 - Nel vivace ping-pong mediatico internazionale che ormai contraddistingue le vetero dispute confinarie tra Armenia e Azerbaigian, è intervenuto oggi l'amb. Mammad Ahmadzada, diplomatico della Repubblica dell'Azerbaigian in Italia, con una lettera inviata al direttore del GIORNALE DIPLOMATICO, in cui tra l'altro ricorda come il suo Paese da tre decenni stia cercando una soluzione politica al conflitto con lo Stato confinante.
Di seguito la lettera dell'amb. Ahmadzada con la Sua articola risposta, anzi replica, alle accuse mosse a lui e al suo Paese dal Consiglio della Comunità Armena in Italia.
«Prima di tutto, vorrei ringraziare la sua testata per l'attenzione ai processi nella nostra regione, nonché per aver accolto il mio contributo, affinché i lettori italiani avessero un quadro chiaro della situazione nell'area. Solo tale modalità offre alla verità la possibilità di venire alla luce.
Per quanto concerne il Vostro commento alla lettera del Consiglio per la comunità armena di Roma (sedersi ad un tavolo di trattative tra i due Stati per porre fine ad una annosa disputa - ndr), vorrei ricordare che l'Azerbaigian, nonostante l'occupazione militare del 20% del suo territorio, ormai da quasi tre decenni, si è sempre impegnato per una soluzione politica del conflitto. Il nostro obiettivo è svolgere negoziati sostanziali orientati ai risultati per trovare la soluzione del conflitto, mentre purtroppo è diverso l'approccio dell'Armenia, il cui fine è prolungare i negoziati e mantenere lo status quo. Dunque, ben venga il Vostro invito ad una soluzione rapida del conflitto, ma purtroppo non è all'Azerbaigian che andrebbe rivolto, ma a coloro che tengono in occupazione i nostri territori.
Vorrei poi sottolineare quanto segue, in merito ai tentativi del Consiglio per la comunità armena di Roma di "rispondere" al mio articolo:
1. Come evidente, il Consiglio per la comunità armena di Roma non ha potuto trovare argomenti per negare la natura aggressiva dell'Armenia e si è concentrato sull'abituale e banale campagna diffamatoria contro l'Azerbaigian, che non ha nulla a che fare con il conflitto. Ciò da un lato è un tentativo fallito di coprire l'aggressione militare dell'Armenia contro l'Azerbaigian, e d'altra parte, è un'ammissione del fatto che l'Armenia sia un aggressore e l'Azerbaigian sia una vittima.
2. Suggerisco al Consiglio per la comunità armena di Roma di concentrarsi sui deplorevoli processi politici interni in Armenia durante gli anni dell'indipendenza, piuttosto che su una campagna diffamatoria contro l'Azerbaigian. Il periodo sotto la guida del primo presidente dell'Armenia è stato segnato dall'aggressione militare dell'Armenia contro l'Azerbaigian, dall'uccisione di migliaia di persone, da crimini di guerra e contro l'umanità, e dal fatto che la regione ha dovuto affrontare una delle più gravi crisi politiche e demografiche della storia contemporanea. Rendendosi conto che questa situazione stava portando l'Armenia in una profonda crisi e comprendendo che la soluzione sarebbe passata solo dalla pace con l'Azerbaigian, il primo presidente è stato rovesciato da una giunta militare-criminale. La giunta militare-criminale, guidata dal secondo e dal terzo presidente dell'Armenia, le cui mani erano bagnate del sangue dei civili azerbaigiani durante l'aggressione militare contro l'Azerbaigian, ha portato il paese a un fallimento come stato, durante i suoi 20 anni di permanenza al potere. In una situazione così drammatica, sfruttando il malcontento e le proteste del popolo e usurpando il potere, l'attuale primo ministro ha installato una dittatura rivoluzionaria nel paese. Non è più un segreto che le aspettative democratiche del popolo armeno siano state completamente deluse. Il nome dell'attuale primo ministro, che in breve tempo ha dichiarato guerra a tutti gli oppositori politici, alla magistratura, ai media indipendenti e alle organizzazioni non governative, è legato a varie macchinazioni e crimini finanziari ed economici. E l'obiettivo del regime di Erevan, nell'ultima avventura militare contro l'Azerbaigian del 12 luglio, era volto a distogliere l'attenzione da questa deplorevole crisi politica interna.
3. In effetti, l'obiettivo di una diaspora che vive all'estero dovrebbe essere lo sviluppo e la prosperità della propria patria, ma dalla parte armena è perseguito esattamente l'opposto. Incapaci di valutare adeguatamente i processi nella regione in cui ci troviamo, le organizzazioni armene all'estero, con le loro azioni dannose, hanno trasformato l'Armenia in ostaggio delle proprie ambizioni personali. Se la diaspora armena pensasse davvero al futuro del popolo armeno e volesse vedere l'Armenia come un paese stabile, sviluppato e prospero, dovrebbe innanzi tutto invitare l'Armenia a normalizzare le relazioni con i suoi vicini. Perché il futuro dell'Armenia, che non ha risorse interne, dipende dalle buone relazioni con tutti i suoi vicini, in particolare con l'Azerbaigian, e per questo, l'Armenia deve prima ritirare le sue forze armate dai territori occupati dell'Azerbaigian. La comunità armena all'estero deve capire che inviare di tanto in tanto donazioni finanziarie in Armenia non significa amarla. Né queste donazioni finanziarie, né la copertura degli errori dell'Armenia con una campagna diffamatoria contro l'Azerbaigian, risolveranno i problemi dell'Armenia. Il fatto che l'Armenia rimanga oggi un paese povero e stia annegando in una grave crisi politica, economica e sociale, è direttamente dovuto alla sua aggressione militare contro l'Azerbaigian. Indipendentemente da chi è al potere, la situazione in Armenia peggiorerà, se questa politica non cambierà».
di Mammad Ahmadzada
Ambasciatore della Repubblica dell'Azerbaigian


Fonte: Redazione
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